Nel 2004, François Pujos, paleontologo specializzato in evoluzione dei bradipi terrestri presso l’Instituto Argentino de Nivología, Glaciología y Ciencias Ambientales a Mendoza, in Argentina, scoprì il fossile della tibia di un bradipo, risalente a 13 milioni di anni fa, con profonde lesioni che indicavano un morso davvero potente. Il ritrovamento avvenne mentre Pujos esplorava gli affioramenti rocciosi nella formazione Pebas lungo il fiume Napo in Perù, dove trovo un notevole quantitativo di ossa fossili.
Non ci furono però ulteriori indagini sulla causa e sui dettagli del morso ricevuto dal povero bradipo, ne di chi ne fosse l’artefice. La tibia fossile venne conservata presso il dipartimento di paleontologia dei vertebrati del Museo de Historia Natural-UNMSM di Lima, il cui curatore è Rodolfo Salas-Gismondi paleontologo presso il BioGeoCiencias Lab dell’Universidad Peruana Cayetano Heredia a Lima, Perù, il quale ha condotto un nuovo studio approfondito sulla dinamica e le caratteristiche del morso.
“Abbiamo scoperto che i segni dei denti nella tibia corrispondono all’anatomia e alla dentatura del principale predatore del Sistema Pebas, il caimano gigante Purussaurus“, ha dichiarato Salas-Gismondi, dopo aver analizzato le ossa e aver scoperto che i denti forti e smussati a forma di cono del Purussaurus corrispondevano alle profonde e grandi ferite sull’osso.
Salas-Gismondi ha inoltre affermato che “la tibia scoperta nell’Amazzonia peruviana è la prima di un mammifero che porta i segni dei denti di un coccodrillo ed è quindi fondamentale per comprendere la dinamica degli ecosistemi antichi. Si tratta di una rara istantanea del comportamento alimentare del più grande predatore non marino dall’estinzione dei dinosauri. Abbiamo recuperato migliaia di ossa fossili da queste località amazzoniche e, fino ad ora, la tibia del bradipo è l’unico con i segni di un morso che abbiamo scoperto “.
In questo nuovo studio i ricercatori sono stati in grado di ricostruire la scena dell’attacco grazie alle analisi sull’osso della zampa dello sfortunato bradipo. In base al tipo di ferite inferte e al fatto che l’osso in alcuni punti è stato fracassato, i ricercatori hanno stabilito che la potenza del morso era di circa 7 tonnellate. Una potenza di 4 volte maggiore rispetto al morso più potente registrato nel regno animale.
Secondo i dati ottenuti questo preistorico caimano era nascosto in una palude e, al momento opportuno, si è spinto fuori attaccando la zampa dell’ignaro bradipo. Il bradipo sappiamo che non è sopravvissuto all’attacco, altrimenti vi sarebbero stati segni di rigenerazione nell’osso fossile ritrovato. Un’altra ipotesi è invece che il bradipo non sia morto per le ferite alla gamba, ma che queste siano dovute allo smembramento da parte del caimano intento a cibarsi del bradipo.
I Purussaurus erano i più grandi predatori in questo ambiente all’epoca, con un morso talmente potente da non avere grossi limiti nella dimensione delle prede di cui si nutriva. Questo animale era di enormi dimensioni: solo il cranio era lungo oltre un metro e mezzo, e si stima che il corpo potesse raggiungere la lunghezza di 12 metri per 5000-8000 kg di peso. La parte superiore della testa era decorata con una serie di piccole creste e protuberanze. Possedeva inoltre una superficie dorsale fortemente concava e delle narici esterne enormi.
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