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Il nostro cervello rimane cosciente dopo la morte: la scoperta di uno studio

Di sicuro il titolo può essere un attimo forviante, ma in realtà veramente il nostro cervello rimane per qualche lasso di tempo cosciente dopo la nostra morte, ma ovviamente ci sono diverse variabili come la stessa causa di morte. Lo studio in questione, per esempio, si è basato sugli attacchi cardiaci anzi, più nello specifico ha preso in esame diversi sopravvissuti ad arresto cardiaco. Il risultato è stato che nel momento in cui il nostro cuore è fermo così come il nostro corpo invece l’organo in cui risiede la nostra coscienza continua a funzionare.

Lo studio del Dr. Sam Parnia si è basato su interviste a scampate vittime in tutta Europa e Stati Uniti. Apparentemente la maggior dei sopravvissuti aveva ancora coscienza di sé dopo che il loro cuore aveva smesso di battere. Nonostante in quel momento potevano tranquillamente essere considerati morti riuscivano a percepire tutto quello che stava accadendo in torno a loro tanto da riuscire a descriverlo al dottore sopracitato.

 

Coscienza di sé

Teoricamente l’ora del decesso viene stabilita nel momento in cui il cuore smette di battere anche se dopo si continua con i tentativi di rianimazione cardiopolmonare. Quando questo fondamentale muscolo smette di funzionare allora il sangue smette di circolare da e verso di lui e così è anche il cervello smettere di ricevere ossigeno. Nel momento in cui questo succede allora le facoltà mentali diventano praticamente nulle tra cui i riflessi del tronco cerebrale.

Ecco una dichiarazione di Parnia in merito ai ricordi dei sopravvissuti: “Descriveranno guardando medici e infermieri che lavorano; descriveranno di avere consapevolezza delle conversazioni complete, delle cose visive che stavano accadendo, che altrimenti non sarebbero state notificate a loro. Quei ricordi sono stati verificati dal personale infermieristico e medico che era presente quando la persona è morta.”

I numeri dello studio sono di 2060 eventi di arresto cardiaco i cui sopravvissuti sono stati 160. Di questi il 46% aveva il ricordo dell’accaduto, un altro 9% ha invece avute esperienze di pre-morte mentre il 2% riuscivano a percepire alla perfezione quello che stava venendo intorno a loro.

Giacomo Ampollini

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