Scavate nella roccia tufacea, a 4 metri di profondità, davanti l’isolotto di Megaride, a Castel dell’Ovo, sono state ritrovate delle strutture realizzate dall’uomo. Si tratta probabilmente di reperti archeologici del periodo della colonizzazione greca della zona di Napoli, all’epoca della fondazione dell’antica città greca di Partenope.
Parthènope era una città della Magna Grecia situata lungo la costa occidentale del mar Tirreno. LA città sorgeva nella zona tra il monte Vesuvio ed i Campi Flegrei. Alla fine del VI secolo venne rifondata come Neapolis. La città di Parthenope ebbe la sua fondazione ad opera dei Cumani. Secondo i reperti archeologici il periodo di fondazione della città sarebbe nel terzo quarto dell’VIII secolo a.C.
L’insediamento, sorto in posizione particolarmente favorevole su di uno sperone roccioso circondato su tre lati dal mare permetteva un controllo diretto ed efficiente dei traffici via mare, in particolare delle rotte tirreniche in direzione degli empori minerari toscani e laziali. Parthenope consentiva anche un approdo protetto per tutte le navi che facevano rotta per l’Iberia, la Sardegna e le Baleari.
Le tracce dell’antico porto greco di Napoli, riemergono quindi nel Golfo di Napoli, nell’area antistante via Parthenope, si è rilevato un tracciato stradale tagliato nel tufo con ancora le tracce dei carri; un taglio semicircolare e un varco largo circa 36 m.
La straordinaria scoperta si deve agli archeologi e studiosi che lavorano al progetto “Sea Research Neapolis”, presentato venerdì 15 marzo, nelle Sale pompeiane di Palazzo Reale. “È una scoperta che apre un nuovo scenario della ricostruzione della vecchia struttura di Palepolis”, ha spiegato Mario Negri, Il rettore dell’università IULM di Milano.
A maggio riprenderanno le ricerche sottomarine che aprono anche uno scenario nuovo dal punto di vista turistico. Luciano Garella, soprintendente Archeologia e Belle Arti per il Comune di Napoli, ipotizza infatti uno sviluppo turistico legato alla scoperta con visite subacquee all’area archeologica sottomarina.
I ritrovamenti attorno all’isolotto di Megaride sul quale, secondo il mito, spiaggiò la sirena Partenope, che da il nome alla città, sono costituiti da quattro tunnel sommersi, una strada larga tre metri che presenta ancora i solchi scavati dai carri e di una lunga trincea per i soldati che dovevano proteggere l’approdo. Questo dovrebbe corrispondere, secondo gli archeologi sottomarini, finanziati dalla IULM di Milano, a quello che era il porto della Napoli di 25 secoli fa.
Garella ha ipotizzato la creazione di un’area marina protetta, anche se ammette che a “ridosso della città è complesso ma ma non è da escludere. Bisogna anche convincere i cittadini, ma per ora la priorità è andare avanti in questa ricerca pionieristica”.
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