Nel cuore dell’Irlanda orientale, a circa 50 km da Dublino, sorge Newgrange, un maestoso tumulo funerario costruito intorno al 3100 a.C., ben prima delle piramidi egizie. Al suo interno, una galleria stretta conduce a una camera centrale dove la luce del sole penetra soltanto durante il solstizio d’inverno: un segno evidente della profonda conoscenza astronomica dei suoi costruttori.
Nel tempo, Newgrange ha suscitato fascino e mistero. Ma fu solo nel 2020 che uno studio genetico rivelò qualcosa di davvero sorprendente: uno dei frammenti ossei (NG10) apparteneva a un uomo nato da una relazione incestuosa tra fratello e sorella.
DNA antico: l’incesto come segno di regalità?
In molte culture antiche, come l’Egitto dei faraoni o l’Impero Inca, l’unione tra fratelli reali era un modo per mantenere la purezza divina del lignaggio. Quando nel DNA di NG10 fu scoperta un’origine incestuosa, gli studiosi ipotizzarono che quest’uomo potesse essere un leader spirituale o politico: un Dio-Re.
La sua sepoltura a Newgrange, un luogo considerato sacro, sembrava rafforzare questa tesi.
Ma era davvero un Dio-Re?
Un nuovo studio pubblicato su Antiquity mette in discussione questa lettura. Secondo Jessica Smyth, archeologa dell’University College di Dublino e prima autrice dello studio, si tratterebbe di una sovrainterpretazione non supportata da dati certi.
“L’incesto resta un evento unico nel Neolitico di Irlanda e Gran Bretagna. Non basta per affermare l’esistenza di un’élite dinastica”, ha dichiarato Smyth a Live Science.
Infatti, i resti ossei ritrovati nella tomba erano disarticolati – non si trattava di una sepoltura individuale onorata, ma di un deposito secondario di ossa frammentarie. Inoltre, dopo 300 anni di scavi e ricollocamenti, non possiamo sapere con certezza da dove provenisse quel frammento o se l’origine di NG10 fosse conosciuta dai suoi contemporanei.
Il mito dell’élite genetica
L’idea che l’incesto indichi uno status sovrano ha più a che fare con il nostro immaginario che con i dati archeologici. Come sottolinea lo studio, potrebbe trattarsi di un caso isolato, legato a dinamiche sociali, rituali o persino traumatiche, che oggi non possiamo più ricostruire.
La storia è più complessa della genetica
La scoperta di NG10 è straordinaria, ma non racconta automaticamente la storia di un re divino. Ricorda piuttosto che la genetica, da sola, non basta per decifrare le civiltà antiche. Serve contesto, confronto, umiltà interpretativa.
Forse NG10 era importante, forse era emarginato. Quel che è certo è che il Neolitico ci parla ancora, frammento dopo frammento.
Foto di Herbert Bieser da Pixabay