La Niña è ufficialmente terminata. Dopo mesi di influenza sulle condizioni meteo globali, gli scienziati del clima confermano che il fenomeno atmosferico ha lasciato il posto a una fase neutra del ciclo ENSO (El Niño-Southern Oscillation), con la possibilità concreta che El Niño faccia ritorno entro la fine del 2025. Ma cosa significa tutto questo per il meteo e la stagione degli uragani?
Per comprendere le implicazioni, bisogna sapere cos’è La Niña: un raffreddamento anomalo delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico centro-orientale. Questo fenomeno altera la circolazione atmosferica globale, portando a eventi meteo estremi in varie parti del mondo. In genere, La Niña favorisce uragani più forti nell’Atlantico, ma mitiga la siccità in alcune zone del Sud America e porta inverni più freddi in Nord America.
La Niña è finita: cosa cambia per il clima e la stagione degli uragani nel 2025
Con la sua conclusione, l’attenzione ora si sposta sulla fase neutra che seguirà nei prossimi mesi. In assenza di La Niña o El Niño, l’atmosfera tende a mostrare una variabilità maggiore e meno prevedibile. Tuttavia, i segnali iniziali indicano che potremmo assistere a una stagione degli uragani 2025 ancora molto attiva, complice anche il riscaldamento record delle acque dell’Atlantico tropicale.
Secondo la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), la fine di La Niña non porterà automaticamente a un calo dell’attività ciclonica. Anzi, con temperature superficiali marine superiori alla media e la possibilità di condizioni favorevoli a El Niño solo più avanti nell’anno, la finestra di rischio per tempeste intense rimane aperta.
A livello europeo, il ritorno alla neutralità potrebbe significare estati meno influenzate da blocchi anticiclonici prolungati, ma non si esclude un aumento della variabilità meteorologica. In Italia, ad esempio, potremmo vedere un’alternanza più marcata tra fasi molto calde e periodi instabili, soprattutto tra giugno e settembre.
Il sistema climatico globale resta sotto pressione
Per l’agricoltura e la gestione delle risorse idriche, la fine di La Niña potrebbe portare a scenari più complessi. In Sud America, zone come il Brasile meridionale potrebbero affrontare meno precipitazioni rispetto agli anni precedenti, mentre in Asia Sud-Orientale il rischio di inondazioni potrebbe aumentare in caso di passaggio a El Niño.
Gli esperti climatologi raccomandano prudenza. Sebbene La Niña sia morta, il sistema climatico globale resta sotto pressione a causa del cambiamento climatico. Eventi estremi, come ondate di calore, piogge torrenziali o siccità, restano possibili anche in una fase neutra.
In conclusione, la fine di La Niña segna un punto di svolta importante, ma non rappresenta la fine dell’instabilità meteorologica. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se El Niño tornerà e con quali conseguenze. Intanto, è fondamentale monitorare costantemente le previsioni stagionali e adattarsi a uno scenario climatico sempre più dinamico.
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