Le nazioni occidentali devono affrontare una grande sfida nella lotta contro la pandemia di Covid-19: a dieci mesi dall’inizio della crisi sanitaria, non si conoscono ancora con precisione i luoghi di contagio. Il problema sta diventando sempre più grave con il rapidissimo diffondersi della pandemia, sia negli Stati Uniti che in Europa, e crescono le pressioni sulle autorità affinché impongano restrizioni specifiche per i luoghi di massima diffusione del virus, piuttosto che misure generali di confinamento che stanno seminando il caos nell’economia.
In Germania, le autorità sostengono di non conoscere il luogo in cui il 75% delle persone che attualmente risultano positive al coronavirus lo abbia contratto; in Austria, la cifra ammonta al 77%. Per quanto riguarda la Spagna, il ministero della Salute ha dichiarato di aver identificato l’origine di appena il 7% delle infezioni registrate nell’ultima settimana di ottobre. Francia e Italia hanno collegato solo il 20% circa dei nuovi casi a persone che in precedenza erano risultate positive.
Jay Varma, consulente senior per la salute pubblica di New York, spiega che nella metropoli statunitense il 10% dei contagi avviene durante un viaggio, il 5% durante una riunione e un altro 5% in case di cura. Aggiunge poi che nella stragrande maggioranza dei casi rimanenti non è possibile individuare direttamente la fonte di infezione, il che costituisce un serio ostacolo per la lotta alla malattia.
Una delle ragioni di questo deficit è che la maggior parte dei sistemi di tracciamento dei contatti non ha identificato abbastanza contatti per mappare il modo in cui il virus si diffonde. E qualunque dato essi generino, non sempre serve a ricavare informazioni su come creare un isolamento più mirato. Le nazioni asiatiche che hanno usato il contact tracing con successo per controllare la malattia intervistano 10 o più contatti per ogni caso, mentre i Paesi che non lo hanno utilizzato in modo efficace possono identificare un numero molto inferiore di contatti.
Anche qualora sia possibile ricavare i dati da tali registrazioni limitate e parziali del tracciamento dei contatti, è probabile che essi presentino distorsioni statistiche che li alterano. Per illustrare questo fenomeno, Marc Lipsitch, epidemiologo della Harvard T.H. Chan School of Public Health, indica dati governativi di diversi Paesi che mostrano che la maggior parte delle persone contrae il virus in casa. Il dr. Lipsitch aggiunge che la casa è senza dubbio un forte veicolo di contagio, ma probabilmente è in cima alla lista a causa della difficoltà di rintracciare le infezioni che hanno origine altrove.
Ph. credits: Foto di Shafin Al Asad Protic da Pixabay
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