La clamidia è un batterio gram-negativo molto diffuso tra giovani ed adolescenti, con trasmissione attraverso rapporti sessuali. Se pensavi che la clamidia fosse spaventosa, aspetta solo di incontrare i suoi cugini. Trovate sotto il fondale marino dell’Oceano Artico, queste nuove specie di clamidia possono sopravvivere nonostante la mancanza di ossigeno o ospiti su cui predare, in condizioni ambientali inoltre pressoché ostiche.
Lo studio, con la sua relativa scoperta, è stato pubblicato sulla nota rivista Current Biology.
Circa 3 chilometri sotto la superficie dell‘Oceano Artico, gli scienziati hanno scoperto un tipo di batteri Chlamydiae che ha prosperato nonostante sia stato sottoposto a pressione intensa e altre condizioni estreme, inclusa la privazione di ossigeno. “Trovare Chlamydiae in questo ambiente è stato del tutto inaspettato e, naturalmente, ha posto la domanda: che diavolo ci fanno lì?” ha detto in un comunicato stampa l’autore principale Jennah Dharamshi.
La nuova scoperta potrebbe portare a una comprensione di come le Chlamydiae si sono evolute per diventare infettive. Tra i molti tipi di Chlamydiae trovati, un tipo sembrava essere strettamente correlato alla clamidia che infetta l’uomo.
Gli autori ipotizzano che i batteri ritrovati possano sottrarre risorse da altri microbi che vivono nelle vicinanze per sopravvivere. “Anche se queste clamidie non sono associate a un organismo ospite, ci aspettiamo che richiedano composti di altri microbi che vivono nei sedimenti marini”, ha affermato l’autore senior Thijs Ettema, professore di microbiologia all’Università di Wageningen nei Paesi Bassi. Pertanto, i batteri potrebbero far parte di un ecosistema più ampio in gioco. “Questo gruppo di batteri potrebbe svolgere un ruolo molto più ampio nell’ecologia marina di quanto pensassimo in precedenza”.
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