Per la prima volta al mondo alcuni ricercatori hanno sviluppato un dispositivo neuroprotesico in grado di convertire le onde cerebrali di un uomo paralizzato in frasi complete. Un approccio che decodifica parole e frasi direttamente dall’attività corticale cerebrale di tali pazienti può rappresentare un progresso rispetto ai metodi esistenti per la comunicazione assistita.
Si tratta di un’importante pietra miliare tecnologica per una persona che non può comunicare in modo naturale. Ciò dimostra il potenziale di questo approccio per dare voce alle persone con grave paralisi e perdita del linguaggio. Questo studio ha coinvolto un uomo di 36 anni paralizzato, incapace di parlare in modo intellegibile, sebbene la sua funzione cognitiva fosse intatta.
Ogni anno migliaia di persone perdono l’uso del linguaggio a causa di ictus, incidenti e malattie. La ricerca passata si è concentrata sulla lettura delle onde cerebrali tramite elettrodi per sviluppare protesi di mobilità che consentono agli utenti di sillabare le lettere. Il nuovo approccio invece ha lo scopo di consentire una comunicazione più rapida e organica.
I ricercatori avevano precedentemente posizionato array di elettrodi su pazienti con linguaggio normale sottoposti a chirurgia cerebrale, per decodificare i segnali che controllano il tratto vocale al fine di esprimere vocali e consonanti e sono stati in grado di analizzare i modelli per prevedere le parole. Tuttavia non era mai stato provato su un paziente paralizzato per dimostrare i potenziali benefici che questo prometteva.
Il primo partecipante ha voluto farsi chiamare Bravo1. Da quando ha subito un devastante ictus cerebrale, l’uomo ha avuto movimenti della testa, del collo e degli arti limitati, comunicando un puntatore per colpire le lettere su uno schermo. Ha creato, insieme al team, un vocabolario di 50 parole essenziali per la sua vita quotidiana, impiantando successivamente un elettrodo ad alta identità sulla corteccia motoria del linguaggio.
Nei mesi successivi i ricercatori hanno registrato la sua attività cerebrale mentre cercava di pronunciare le parole del vocabolario e hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per distinguere modelli sottili nei dati e legarli alle parole. Per verificare che avesse funzionato, gli hanno presentato frasi costruite dal set di vocaboli e hanno registrato i risultati su uno schermo. Il sistema ha decodificato fino a 18 parole al minuto con una precisione media del 75%. Una funzione di “correzione automatica“, simile a quella utilizzata nei telefoni, ha contribuito al suo successo. Questa è la prima dimostrazione di successo della decodifica diretta di parole complete dall’attività cerebrale di qualcuno che è paralizzato e non può parlare.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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