Questa sembra essere stata una settimana interessante per le comete. La prima è stata 2I/Borisov, la seconda cometa interstellare mai osservata, ha solcato lo spazio addirittura divisa a metà; la cometa che invece speravamo sarebbe stata la più luminosa dell’anno, chiamata C/2019 Y4 ATLAS si è disintegrata; infine, la prima cometa interstellare mai osservata, la celeberrima ‘Oumuamua, è ancora al centro dell’attenzione della comunità scientifica. Quest’ultima, in particolare, ha suscitato la curiosità di tutto il mondo e gli astronomi sono ancora incerti su cosa essa sia effettivamente: potrebbe essere un frammento di un pianeta distrutto e c’è addirittura chi sostiene sia una enorme astronave.
‘Oumuamua ha scioccato gli astronomi fin da quando è apparsa per la prima volta, nel 2017. Osservata dal telescopio Pan-STARRS, è stato subito chiaro che c’era qualcosa di strano in quel corpo celeste, che sembrava muoversi secondo un’orbita proveniente dallo spazio profondo: l’orbita era iperbolica, cioè l’oggetto si muoveva troppo rapidamente per essere in qualche modo collegato al Sole. Doveva provenire da un’altra stella. Le successive osservazioni hanno suggerito che si tratta di un oggetto molto allungato, almeno cinque volte più lungo rispetto alla sua larghezza; una sorta di enorme sigaro spaziale.
Ma la lista degli interrogativi sorti attorno alla natura di ‘Oumuamua non finisce qui: mentre si allontanava dal Sole, essa ha iniziato a rallentare, allontanandosi sì dalla stella, ma ad una velocità davvero al di sotto della norma. La ragione più probabile è che ‘Oumuamua si stesse “degassando“, cioè il ghiaccio avrebbe iniziato a trasformarsi in gas e ad espandersi, agendo come una specie di propulsore a bassa potenza. Tuttavia, la polvere che accompagna la fuoriuscita di gas, che riflette la luce del Sole, avrebbe dovuto renderla più facilmente osservabile, ma il tutto è avvenuto nella completa oscurità.
Risulta pertanto evidente che ancora non si ha una panoramica chiara circa la vera natura di ‘Oumuamua, ma è qui che entra in gioco una nuova ricerca. Gli scienziati hanno osservato cosa succederebbe se un oggetto come un asteroide composto da frammenti di roccia spaziale, tenuti assieme solo dalla forza di gravità, si avvicinasse troppo alla sua stella: in tal caso, la forza gravitazionale della stella lo farebbe a pezzi. Tuttavia, l’attore principale sembra essere il calore. L’oggetto esposto al calore viene sinterizzato: ciò vuol dire che minuscole particelle si staccano e si ricongiungono al corpo principale dell’asteroide e intanto tendono a cadere alle sue estremità, allungando l’oggetto. Questo spiegherebbe il comportamento e l’aspetto anomali di ‘Oumuamua.
C’è infine un terzo aspetto, altrettanto interessante. I ricercatori hanno osservato che i pianeti potrebbero essere la fonte che ha originato corpi come ‘Oumuamua. Un pianeta più grande e più massiccio della Terra, su un’orbita altamente ellittica, può essere distrutto allo stesso modo, dando luogo ad un processo che potrebbe spiegare la nascita di corpi celesti dalla forma e dal “comportamento” così inusuali. Certo, si tratterebbe di fenomeni piuttosto rari, ma è plausibile che un singolo evento del genere possa creare molti altri ‘Oumuamua, forse addirittura miliardi.
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