La pandemia di coronavirus ha modificato l’elenco delle priorità nel settore IT, poichè le aziende hanno dovuto facilitare il passaggio improvviso dal lavoro in ufficio allo spazio digitale. Vincentas Grinius, CEO di Heficed, società che fornisce servizi di locazione IP, monetizzazione e servizi di gestione, ha parlato di quali potrebbero essere i settori che più facilmente usciranno “vincitori” quando la crisi sarà passata.
Quando la pandemia ha colpito, molte imprese si sono rese conto che molte delle soluzioni IT attuali non erano in grado di facilitare il passaggio al lavoro a distanza. Nel tentativo di soddisfare le nuove esigenze dei propri dipendenti e clienti, nonchè di sostenere la crescita del proprio business, le aziende hanno unito i propri sforzi per sviluppare nuove e aggiornate integrazioni riguardanti il supporto dell’infrastruttura “work-from-home“, i servizi basati su cloud e l’utilizzo di soluzioni tecnologiche avanzate relative alla sicurezza informatica.
Incapaci di riprendere l’attività come al solito, i lavoratori hanno continuato a svolgere le loro attività quotidiane comodamente da casa. Le aziende hanno orientato i propri budget IT verso servizi VoIP, VPN sicure, protocolli desktop remoti e altre soluzioni volte a semplificare la collaborazione tra i dipendenti. Anche se all’inizio questo sistema doveva essere temporaneo, ben presto molti hanno adottato un approccio più flessibile, anche in maniera permanente. Pertanto, lo sviluppo dell’infrastruttura WFH (work-from-home) resterà fondamentale per accogliere il numero sempre crescente di forza lavoro da remoto.
“È improbabile che i lavoratori torneranno al lavoro allo stesso modo del periodo pre-pandemia, dal momento che la maggior parte dei datori di lavoro ha riconosciuto i vari vantaggi del lavoro a distanza, come meno tempo speso per il pendolarismo, ambiente meno distraente e altro“, ha affermato Grinius. “Pertanto, fornire un accesso sicuro e affidabile alla rete di un’azienda diventerà sempre più importante, al fine di mantenere la stessa qualità del lavoro svolto in ufficio“.
Durante la pandemia, la questione del passaggio a infrastrutture basate sul cloud è passata dall’essere opzionale ad essere indispensabile per le aziende di medie e grandi dimensioni, impegnate a sostenere la propria capacità operativa nonostante i disagi. Uno studio condotto dalla KPMG conferma l’inversione di tendenza: un dirigente su due riferisce infatti che la “migrazione” al cloud è diventata una necessità assoluta. Detto questo, i professionisti IT si sono rivolti spesso a soluzioni di cloud ibrido piuttosto che ad uno switch completo, poichè questo consente di sfruttare le risorse interne e i vantaggi forniti dal cloud.
“L’integrazione parziale con il cloud mitiga i possibili rischi di interruzione del servizio in caso di problemi con il server interno“, ha affermato Grinius. “Poichè parte dell’infrastruttura rimane on-premise, allevia le pressioni relative al processo di integrazione e riduce il carico sul budget di un’azienda“. La pandemia ha inoltre provocato un aumento significativo di ransomware; con un livello di rischio così elevato di minacce informatiche, le aziende hanno spostato la loro attenzione sulla riduzione al minimo della dipendenza dalle risorse umane, per quanto possibile, e si sono orientate ad affrontarle con soluzioni guidate dall’intelligenza artificiale.
Secondo Grinius, i truffatori diventeranno tecnologicamente più sofisticati in futuro, motivo per cui l’intelligenza artificiale sarà la prossima misura atta prevenire il loro impatto. “Sfruttare le misure preventive supportate dall’intelligenza artificiale consentirà di reagire e rispondere alle anomalie della rete in tempo reale, ponendo fine rapidamente alle attività criminali“, ha spiegato Grinius. “Pertanto, è probabile che soluzioni di sicurezza informatica supportate dall’intelligenza artificiale rimangano una delle aree di interesse chiave per tutte le aziende, con l’obiettivo di evitare che i loro dati cadano nelle mani dei truffatori“.
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