Foto di Annick Vanblaere da Pixabay
Quando parliamo di Parkinson, non tutti sanno che uno dei segni distintivi di questa malattia è l’accumulo nel cervello di una proteina, nota come alfa-sinucleina. Un nuovo studio suggerisce nuova luce riguardo questa proteina e sul suo ruolo, scoprendo una nuova funzione. Lo studio ha suggerito nuove informazioni sulla proteina, che si trova al centro dello sviluppo della malattia e dei suoi disturbi correlati.
Questa è una proteina presa di mira dalle attuali terapie, ma la sua funzione è stata sfuggente. Tradizionalmente, si ritiene che l’alfa-sinucleina svolga un ruolo nel legame con la membrana cellulare e nel trasporto di strutture note come vescicole. Tuttavia lo studio suggerisce l’alfa -sinucleina sta conducendo una doppia vita. Gli indizi iniziali derivavano da modelli di tossicità sui moscerini della frutta e in seguito confermati su cellule umane.
Il team ha scoperto che la stessa parte della proteina alfa-sinucleina che interagisce con le vescicole si lega anche alle strutture del “corpo P”, il macchinario nella cellula che regola l’espressione dei geni attraverso l’mRNA. Nei neuroni derivati da cellule staminali pluripotenti indotti generati da pazienti con Parkinson con mutazioni del gene dell’alfa-sinucleina, la struttura fisiologica e la funzione del corpo P sono state perse e gli mRNA sono stati regolati in modo anomalo. Lo stesso si è verificato in alcuni campioni di tessuto post mortem di alcuni pazienti.
Gli autori descrivono l’alfa-sinucleina come un “interruttore a levetta” che regola due funzioni molto distinte: il trasporto delle vescicole e l’espressione genica. Negli stati di malattia, l’equilibrio è rotto. I risultati hanno potenziali implicazioni sui trattamenti per il Parkinson. È necessaria maggiore chiarezza su quali dei componenti del macchinario del corpo P potrebbero essere i migliori bersagli per un intervento terapeutico. Gli studi genetici in corso mirano a identificare quali pazienti potrebbero essere più adatti per un tale intervento e quanto questo percorso recentemente scoperto contribuisce al rischio della malattia e alla progressione della malattia nei pazienti con Parkinson in generale.
Se vogliamo avere dei trattamenti contro questo disturbo dobbiamo capire al meglio cosa fa questa proteina e le potenziali conseguenze della riduzione del suo livello o attività. Questo documento fornisce informazioni importanti per colmare le nostre lacune di conoscenza su questa proteina, che potrebbe essere utile per la traduzione clinica.
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