La grelina, è un ormone chiave che svolge un ruolo chiave nella regolazione delle nuove cellule nervose nel cervello adulto, secondo quanto emerso da un nuovo studio guidato dal dottor Jeff Davies della Swansea University Medical School. Secondo i ricercatori questo potrebbe aiutare a spianare la strada per la ricerca di nuovi farmaci e nuove terapie per il trattamento della demenza nei pazienti affetti da morbo di Parkinson.
Come sappiamo gli ormoni, trasmessi in tutto il corpo dal flusso sanguigno, regolano una serie infinita di processi e funzione. Tra questi vi sono degli ormoni in grado di regolare il processo di formazione delle cellule cerebrali, la neurogenesi, e la cognizione nei mammiferi adulti.
Uno di essi è l’ormone intestinale acil-grelina (AG), oggetto della ricerca e noto per promuovere la formazione delle cellule cerebrali. Questo ormone ha due struttura diverse, dovute ad un cambiamento nella sua forma, quella acilata (AG) e quella non acilata (UAG). Il team si è concentrato sullo studio di entrambe le forme della grelina, esaminando le rispettive influenze sulla formazione delle cellule cerebrali.
Questa ricerca è molto importante per le persone affette da morbo di Parkinson in quanto una grande percentuale dei pazienti viene colpita da demenza come conseguenza della malattia. La demenza è infatti collegata ad una perdita di nuove cellule nervose nel cervello. Questa perdita porta ad una riduzione della connettività delle cellule nervose, che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione della funzione della memoria.
Dai risultati dello studio è emerso che la forma UAG della grelina riduce la formazione di cellule nervose e altera la memoria. Gli individui con diagnosi di demenza da morbo di Parkinson hanno mostrato infatti un rapporto AG: UAG ridotto nel sangue.
Il dottor Davies ritien che questo “lavoro evidenzi il ruolo cruciale della grelina come regolatore di nuove cellule nervose nel cervello adulto, e nello specifico l’effetto dannoso della forma UAG. Questo ormone rappresenta un obiettivo importante per la ricerca sui nuovi farmaci, che potrebbe portare in definitiva a un trattamento migliore per le persone con Parkinson. I nostri risultati mostrano che il rapporto AG: UAG potrebbe anche servire come biomarcatore, consentendo un’identificazione precoce della demenza nelle persone con morbo di Parkinson”.
L’analisi comparativa tra pazienti sani e pazienti affetti da Parkinson, ha mostrato che questi ultimi avevano livelli più elevati di UAG nel sangue. Mentre un aumento dei livelli di AG ha aiutato ad invertire i disturbi della memoria spaziale nei pazienti. Inoltre hanno determinato che l’UAG blocca il processo di formazione delle cellule cerebrali indotto da AG e che i pazienti con Parkinson e demenza erano l’unico dei tre gruppi di pazienti esaminati a mostrare un rapporto AG: UAG ridotto nel sangue.
Foto di Steve Buissinne da Pixabay
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