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Passi avanti verso la diagnosi di CTE in vivo

La neuroencefalopatia traumatica cronica (CTE) è una malattia neuro-degenerativa causata da una proteina anomala (tau) che a causa di una mutazione, provoca il suo accumulo e di conseguenza la distruzione del tessuto nervoso con ovvio deficit progressivo delle capacità cognitive di chi ne è affetto, al momento non esiste cura e la diagnosi nei soggetti viventi è molto difficile, forse però qualche passo in avanti sta finalmente arrivando.

 

Nuovo esame diagnostico

Gli scienziati hanno deciso di adoperare una tomografia ad emissione di positroni (PET) sperimentale che va a mettere in risalto gli accumuli di proteina tau in determinate aree del cervello, evento che causa così i deficit cognitivo comportamentale mostrati dai pazienti come depressione, inefficienza e perdita di memoria.

I medici e ricercatori hanno somministrato più scansioni PET su 26 ex giocatori di NFL con sintomi coerenti di CTE e 31 uomini di simile età senza sintomi all’anamnesi.

Nelle varie scansioni gli addetti hanno iniettato dei marker sia per la proteina tau che per l’amiloide beta (responsabile del morbo di Alzheimer), ed il risultato ottenuto ha mostrato gli accumuli della proteina tau incoerenti con i soggetti portatori di Alzheimer ma coerenti (topograficamente) con i rilevamenti post mortem effettuati sui deceduti di CTE, le aree del cervello interessate erano esattamente le stesse.

 

Risultati confortanti

I risultati delle varie prove incoraggiano a portare avanti la ricerca, il cammino da percorrere è ancora lungo e svariati test diagnostici sono in fase di sviluppo, il prossimo obbiettivo è quello di attuare uno studio longitudinale finanziato dal National Institutes of Health, per osservare i sintomi ed avere più immagini cerebrali da mettere sotto le lenti dei ricercatori in cerca della chiave di lettura di questa neuropatia.

Redazione

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