Nel 1928, Alexander Fleming cambiò per sempre la storia della medicina con la sua scoperta casuale degli antibiotici. Mentre Fleming conduceva degli esperimenti, la muffa accidentalmente contaminò alcune delle capsule Petri su cui stava lavorando, un incidente di percorso che lo portò ad una delle più grandi scoperte mediche dello scorso secolo, la penicillina e gli antibiotici.
Quella stessa muffa, della veneranda età di 92 anni, è ancora conservata in una capsula in vetro contenuta in una scatola di legno. Ora un team di ricercatori ha risvegliato questa antica muffa, Penicillium notatum, e ne ha sequenziato il genoma per la prima volta. Da questa nuova ricerca potrebbero scaturire nuove informazioni utili per combattere la crescente resistenza agli antibiotici.
Le ricerche di Fleming dunque, potrebbero ancora una volta andare in contro alla salute e al destino dell’uomo moderno. Nuovi antibiotici potrebbero nascere da quella stessa muffa ultranovantenne, che viene conservata in congelatore dal 1945.
Come ha dichiarato Tim Barraclough, professore presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Imperial College di Londra e del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Oxford, “sorprendentemente, dopo un così lungo tempo trascorso nel congelatore, è abbastanza facile farla rivivere. È stato sufficiente prenderne una parte dal tubetto in vetro e posizionarlo su una piastra di Petri”.
Nonostante sia quasi un secolo che conserviamo questa muffa speciale e che già in altre occasioni sia stata “riportata in vita”, i ricercatori si sono resi conto che nessuno aveva mai sequenziato il genoma della muffa che, dando origine alla penicillina, aveva salvato così tante vite e cambiato la storia della medicina.
Così il team ha deciso di recuperare il Penicillium originale di Fleming ed ha estratto il DNA per il sequenziamento. Il team ha poi confrontato il genoma sequenziato della muffa originale, con quello proveniente da due ceppi di Penicillium provenienti dagli Stati Uniti che vengono attualmente utilizzati per produrre la penicillina su scala industriale.
Nello specifico sono stati presi maggiormente in esame due diversi tipi di geni: quelli che producono gli enzimi responsabili della produzione di penicillina e quelli che regolano l’attività di questi enzimi e la loro produzione.
I ricercatori guidati da Barraclough erano alla ricerca soprattutto di quelle differenze che si sono naturalmente evolute nel tempo e che avrebbero potuto essere di aiuto nella ricerca di nuovi metodi di produzione degli antibiotici per combattere la resistenza dei superbatteri. Un problema quello della resistenza agli antibiotici che ogni anno provoca molte vittime e che entro il 2050, potrebbe condurre a 10 milioni di morti ogni anno.
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