Il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) è uno degli animali marini più iconici, al vertice della catena alimentare, eppure non li vediamo mai negli oceani o negli acquari pubblici. La ragione? Non sopravvivono in cattività.
Nonostante i numerosi tentativi nel corso dei decenni, nessun acquario è riuscito a ospitare con successo un grande squalo bianco per lunghi periodi.
Tentativi falliti: una lunga lista di insuccessi
Il primo esperimento risale agli anni ’50, presso il Marineland of the Pacific in California: lo squalo morì in meno di un giorno. Tentativi successivi, condotti da SeaWorld tra gli anni ’70 e ’90, si conclusero con la morte o la liberazione precoce degli esemplari.
Nel 2004, il Monterey Bay Aquarium riuscì in un’impresa eccezionale: mantenere vivo uno squalo bianco per più di 16 giorni. Alcuni esemplari sopravvissero per diversi mesi, ma restano casi isolati.
Nel 2016, l’Acquario Churaumi di Okinawa tentò nuovamente: lo squalo morì dopo tre giorni.
Perché non sopravvivono?
Le ragioni della scarsa sopravvivenza in cattività sono molteplici:
1. Dieta altamente specializzata
I grandi squali bianchi sono predatori apicali: cacciano prede vive e difficilmente accettano alternative. In cattività, rifiutano il cibo, soffrono di malnutrizione e si debilitano rapidamente.
2. Necessità di movimento costante
Questi squali devono nuotare continuamente per far passare ossigeno attraverso le branchie. Uno squalo di 6 metri necessita di vasche gigantesche e libere da ostacoli, cosa logisticamente ed economicamente insostenibile.
3. Spazio vitale inimitabile
In natura, possono coprire migliaia di chilometri. Una femmina nota come Nicole ha percorso 19.000 chilometri tra Africa e Australia in soli nove mesi. Nessuna vasca può riprodurre simili condizioni.
4. Sensibilità elettrosensoriale alterata
I grandi squali bianchi possiedono un’acuta percezione elettrica, con cui rilevano movimenti e segnali nell’ambiente marino. In un acquario, luci artificiali, pareti di vetro e dispositivi elettronici possono confondere il loro sistema sensoriale, causando disorientamento e stress.
Un cambiamento culturale importante
Oltre ai limiti biologici, oggi la sensibilità pubblica verso gli animali in cattività è profondamente cambiata. Dopo il successo del documentario “Blackfish“, che denunciava gli abusi nei confronti delle orche nei parchi acquatici, l’interesse per le esibizioni con animali marini si è notevolmente ridotto.
Mostrare un grande squalo bianco in una vasca, oggi, non sarebbe più considerato etico né affascinante come un tempo. Al contrario, la priorità è diventata proteggerli nel loro habitat naturale, promuovendo la conservazione e la conoscenza scientifica, piuttosto che l’intrattenimento.
I grandi squali bianchi non sono animali da acquario, e probabilmente non lo saranno mai. La loro biologia, il comportamento e le esigenze vitali li rendono incompatibili con la vita in cattività. Oggi, osservare questi giganti del mare resta un privilegio riservato agli oceani aperti, nel rispetto del loro ruolo fondamentale negli ecosistemi marini.
Foto di Gerald Schömbs su Unsplash