Il Perù in questi giorni sta assistendo ad uno dei disastri ecologici mai visti in questi ultimi anni. A causa di uno tsunami un oleodotto, che trasferiva un carico di greggio da una nave alla raffineria, si è spezzato permettendo una fuoriuscita di petrolio. Lo tsunami è avvenuto a causa dell’eruzione del vulcano Tonga. Grazie alle correnti la massa nera oleosa si è sposta più a nord, colpendo due parchi naturali dove si rifugiano varie specie di uccelli, pesci e mammiferi.
I chilometri di costa colpita non sono più solo 18, ma almeno 50 e proprio per questo il governatore del Perù ha dichiarato lo stato d’emergenza e ciò viene considerato l’inquinamento ambientale più grave degli ultimi anni. Ad essere accusata è l’azienda petrolifera Repsol, la quale gestisce la raffineria nel porto di Lima. L’accusa tratterebbe il ritardo nel lanciare l’allarme e soprattutto sul fatto di aver mentito sulla quantità di petrolio evaso.
Subito dopo l’avvenimento si è stimato che nel mare erano finiti 6 mila barili di greggio, ma sembrava che la vasta macchia di petrolio fosse stata subito contenuta. Ad oggi invece si è scoperto che la quantità è molto di più e che l’azienda responsabile non è stata tempestiva. A sua volta l’azienda da la colpa alla Marina che è responsabile di vigilare l’assetto ideologico del Paese e sui tanti terremoti che avvengono in Perù.
La stessa Marina era già sotto i riflettori in quanto ha avvertito con ben 16 ore di ritardo il rischio tsunami mettendo in pericolo migliaia di persone che occupavano le spiagge in questo periodo. Per fortuna sono solo due le vittime di questo evento cosi tragico, due donne sono state spazzate via. La situazione è apparsa da subito grave e gli abitanti delle zone contaminate hanno iniziato a spalare il bitume sulle spiagge. Il fatto è diventato subito virale sui social e varie associazioni ambientaliste hanno chiesto subito l’aiuto dello stato.
Proprio per questo il governatore si è recato subito sul luogo e ha immediatamente dato la colpa all’azienda raffinatrice. La compagnia petrolifera potrebbe essere multata con 138 milioni di soles, circa 35 milioni di euro. Il Servizio Nazionale Aree Naturali Protette parla di un danno irreparabile nei parchi colpiti che fanno parte della riserva nazionale di Punta Guaneras. Quest’ultima è composta da 22 isolotti dove trovano rifugio migliaia di specie tra uccelli, pesci e mammiferi marini.
Specialmente dalle specie di uccelli è possibile ricavare il guano, utile come fertilizzante per l’agricoltura. Si tratta di un prodotto sempre più richiesto tanto da alzare il suo prezzo di mercato. Al momento ancora non si sa cosa sia successo; sembrerebbe che gli addetti siano stati in pausa pranzo al momento dell’evento e abbiamo scoperto solo al loro ritorno dell’incidente. Non ci resta che aspettare nuovi chiarimenti su questa faccenda.
Foto di C Morrison da Pixabay
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