Secondo una recente ricerca, il pargo gallo (Lachnolaimus maximus), un pesce osseo marino della famiglia Labridae, ed unica specie appartenente al genere Lachnolaimus, è in grado di utilizzare la sua pelle per “vedere” i suoi colori.
Le proteine sensibili alla luce sotto le cellule che cambiano colore, consentono infatti a questo pesce di “scattare una foto della propria pelle dall’interno”, come hanno affermato i ricercatori. Il pargo gallo utilizza la sua capacità di cambiare colore per supportare le capacità mimetiche. Ma la sua pelle è anche sensibile alla luce, permettendogli di utilizzare quella che viene chiamata visione cutanea, in grado di aiutarli a percepire l’ambiente circostante.
Questo nuovo studio suggerisce inoltre che i pargo gallo non utilizzano solo questa visione cutanea per vedere l’ambiente circostante. Secondo quanto affermato infatti da Lorian Schweikert, biologo dell’Università della Carolina del Nord Wilmington, “potrebbero usarla anche per vedere se stessi“.
Per condurre la loro ricerca il team ha prelevato campioni della pelle del pargo gallo e li ha analizzati al microscopio. Da questa analisi è emerso che al suo interno vi sono molte cellule chiamate cromatofori, un tipo particolare di cellula che contiene granuli pigmentati. Lo studio ha individuato il meccanismo cellulare nell’attività dei pigmenti dei cromatofori e come questo pesce utilizza questa sua peculiare capacità.
I granuli di colore presenti nei cromatofori si muovono nella cellula. Quando questi si avvicinano diventano trasparenti, mentre quando si allontanano uno dall’altro, i colori appaiono più scuri. I ricercatori hanno quindi localizzato la proteina sensibile alla luce, che risiedeva nelle cellule sotto i cromatofori.
Schweikert ha affermato che ciò significa che la luce che colpisce la pelle di questo pesce deve passare attraverso i cromatofori prima di raggiungere questo strato sensibile alla luce. Ciò consente ai pesci di catturare i cambiamenti della luce e filtrarli attraverso questi cromatofori pieni di pigmenti.
Come ha affermato dunque uno degli autori dello studio, Sönke Johnsen, un biologo della Duke University, “gli animali possono letteralmente scattare una foto della propria pelle dall’interno. In un certo senso possono dire all’animale come appare la sua pelle.”
Schweikert ha spiegato però, che la pelle non funziona esattamente come un occhio: è piuttosto un meccanismo di feedback sensoriale che consente al pesce di monitorare la propria pelle mentre cambia colore.
Ph. Credit: Sander van der Wel from Netherlands
Fonte: Nature Communications
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