Come sappiamo di recente abbiamo superato il giorno che sancisce l’uso annuale della produzione del nostro pianeta. L’uomo sta sostanzialmente sfruttando la Terra all’inverosimile. Foreste, montagne, campi, ma anche il mare. Lo sfruttamento di quest’ultimi è uno dei più emblematici e lo sottolinea un recente studio che ha preso come oggetto di studio la fauna ittica. Tale ricerca ha svelato come stiamo inducendo una rapida evoluzione che sta indebolendo diverse specie di pesci.
La raccolta intensiva sta facendo si che i pesci crescono più lentamente, ma allo stesso tempo maturano prima. Questo si traduce in una resa inferiore, meno resistenza e incapace di affrontare al meglio l’ambiente marino. Per arrivare a questo gli scienziati hanno dovuto analizzare il DNA delle popolazioni dove hanno scoperto alcune differenze.
Le parole di Overgaard Therkildsen, professore di genomica della conservazione alla Cornell University: “La maggior parte delle persone pensa all’evoluzione come a un processo molto lento che si svolge su scale temporali millenarie, ma l’evoluzione può, in effetti, avvenire molto rapidamente.”
“I pesci a crescita più lenta saranno più piccoli e sfuggiranno meglio alle reti, con una maggiore possibilità di trasmettere i loro geni alle generazioni successive. In questo modo, la pesca può causare rapidi cambiamenti evolutivi nei tassi di crescita e in altri tratti. Vediamo molte indicazioni di questo effetto negli stock di pesci selvatici, ma nessuno ha saputo quali fossero i cambiamenti genetici sottostanti“. Non è la prima volta che uno studio sottolinea come l’uomo stia influenzando l’evoluzione degli altri animali portandoli ad un adattamento per niente favorevole.
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