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Peste in Mongolia: il consumo di marmotte infette sembra essere la causa del focolaio

Venerdì scorso le autorità mongole hanno confermato la morte di un marito e una moglie nel distretto occidentale di Ulgii, dove un portavoce delle forze dell’ordine ha affermato che i risultati dei test preliminari sui corpi hanno identificato come probabile causa dei decessi niente meno che la peste bubbonica.

Sabato è stato confermato che ci sono ancora diversi turisti provenienti dai paesi occidentali ancora trattenuti in zona e a cui è stata negata l’uscita dal paese. Secondo i primi resoconti delle autorità, diverse dozzine di turisti hanno dovuto stravolgere i loro piani e ora sono in attesa di sapere quando potranno essere autorizzati a lasciare la città di Ulgii. Anche le regioni limitrofe della Russia rimangono in stato d’allerta.

 

La causa sembra essere una popolazione infetta di marmotte

I turisti sono rimasti bloccati nonostante le autorità sanitarie locali abbiano sottolineato che la situazione non è critica e che si è comunque lontani da una vera e propria emergenza, anche se ad oggi non è stata annunciata una scadenza per i protocolli di quarantena, che nel peggiore dei casi possono durare fino a 21 giorni.

Nella cittadina di Ulgii, più di 150 persone che sono venute in contatto con la coppia deceduta rimangono sotto stretta osservazione. La coppia, un uomo di 38 anni e sua moglie di 37, si sono ammalati dopo aver mangiato una pietanza a base di carne di marmotta, a quanto pare infetta dal virus. L’uomo è morto il 27 aprile e sua moglie tre giorni dopo, lasciando i loro quattro bambini.

 

L’incredulità dei turisti dinanzi ad una malattia “medioevale”

Pensavate che la peste fosse qualcosa che riguardasse solo il Medioevo?” dice un viaggiatore in attesa al confine, “Anche io! Stavo per lasciare Ulgii ma tutte le uscite dalla città erano chiuse e non ci è stato permesso di partire. Metà della città è isolata a causa di alcune marmotte contaminate dalla peste! È una situazione surreale!

In genere, la peste può uccidere in un solo giorno, anche se di solito il decesso avviene dopo qualche giorno. La malattia è curabile con antibiotici, con un protocollo di prevenzione basato sul non toccare (e ovviamente non mangiare) animali morti nelle zone in cui è presente la peste. Senza trattamento, la peste uccide fino al 90% degli infetti entro dieci giorni. Se trattata per tempo, la percentuale di decessi si riduce a circa il 10%.

 

Si spera in una celere conclusione dell’allarme

Nel 2014, in Cina, 30.000 persone sono state confinate nei loro quartieri o messe in quarantena quando un uomo è morto a causa della peste bubbonica nella città cinese di Yumen. Ancora una volta, il contatto con una marmotta contaminata è stato identificato quale causa dell’infezione.

Non sono stati segnalati ulteriori decessi o infezioni in Mongolia. “Abbiamo parlato con l‘amministrazione locale e con la polizia“, ha detto uno dei turisti rimasti bloccati nei loro hotel, “ma non ci hanno permesso di uscire“. Alcuni dei turisti, che sperano di avere un aggiornamento sulla durata del loro soggiorno prolungato di lunedì, hanno diffuso alcune foto online, ritraendosi mentre cenano insieme per cercare di allontanare il terribile pensiero della malattia e sperare in una lieta conclusione della vicenda.

Nello Giuliano

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