Negli Stati Uniti sono già più di 5 milioni le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il coronavirus e si tratta del vaccino di Pfizer e BioNTech. Come si è già visto durante i primi giorni di somministrazione, questo trattamento può indurre reazioni allergiche, ma la probabilità è molto bassa.
Attualmente, sempre negli Stati Uniti, il tasso di reazioni allergiche severe è di una persona ogni centomila. Si tratta di una percentuale bassissima e come sottolineano i funzionari della sanità, i benefici superano di gran lunga i rischi. Detto questo, si tratta comunque di dieci volte il rischio che si ha con un vaccino antinfluenzale.
Le parole di un portavoce del CDC: “I rischi che si hanno nel contrarre il COVID sono maggiori dei rischi di contrarre una grave reazione al vaccino. Fortunatamente, sappiamo come trattare l’anafilassi e abbiamo messo in atto disposizioni per garantire che nei siti di immunizzazione, le persone che somministrano il vaccino siano pronte a trattare l’anafilassi”.
I dati più precisi fanno riferimento al 23 dicembre. Allora furono quasi 1.900.000 le persone ad avere ricevuto la proprio dose di vaccino Pfizer. Tra tutti quelli, solo 21 hanno registrato una grave reazione con un’età media di 40 anni. Nella maggior parte dei casi di è registrato entro 13 minuti l’attacco allergico mentre due lo hanno sviluppato in 150 minuti. Tre di questi sono finiti in terapia intensiva, ma nessuno rischia la morte.
Come riportato da diverse testate, i sintomi sono quelli normali di una reazione allergica: eruzione cutanea, gola gonfia, lingua gonfia, orticaria, difficoltà a respirare, raucedine, labbra gonfie, nausea e tosse secca persistente. Il trattamento usato è stata della semplice adrenalina.
Ph. credit: Express Pharma
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