Negli ultimi anni si è sempre sottolineato come rinforzare le attuali foreste sparse per il pianeta sia un buono modo per ridurre il riscaldamento globale. Ormai è dato per certo che è una soluzione a tutti gli effetti visto che gli alberi sono in grado di immagazzinare CO2 e quindi ridurre la presenza di quest’ultimo nell’atmosfera. Molte nazioni si sono già mosse in merito per piantarne molti, circa 350 milioni di ettari entro il 2030, così da ridurre la presenza di 205 gigatonnellate di carbonio nell’aria.
Detto questo c’è un problema che andrebbe analizzato. Piantare un numero così alto di alberi richiede spazio a volontà. Molti di questi verranno piantati dove una volte sorgevano le foreste ormai tagliate, ma ne serve di più e così si guarda ad altri ecosistemi come i biomi erbosi. Savane e praterie sono al centro di questo progetto, ma potrebbe esserci un problema nel sfruttare tali ecosistemi.
Questi luoghi sono anch’essi utili all’immagazzinamento della CO2 tanto che uno studio ha stimato che le praterie soltanto hanno immagazzinato all’interno del suolo il 30% di tale elemento presente al mondo. Attualmente circa il 20% della Terra è coperto da tali biomi i quali sono anche riserve di biodiversità. Tantissime specie fanno affidamento su questo distese di erba e poco altro e tra queste c’è anche l’uomo.
Piantare alberi è ormai una necessità, ma andrà fatto con criterio. Andranno scelti luoghi ben precisi. Perdere superficie erbosa in cambio di quella arborea alla lunga danneggiare il pianeta e tutte le specie.
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