L’acqua è vitale per la quasi totalità delle forme di vita presenti sul pianeta. Alcuni ne hanno bisogno più di altri come gli animali, quindi anche noi, e le piante. Se da un lato la pioggia potrebbe essere considerata fastidiosa per il regno animale, ci si aspetterebbe che invece sia gradita da quello vegetale. Apparentemente no. Secondo uno studio portato avanti da un team dell’Università dell’Australia occidentale, le piante entrano in una sorta di stato di panico di fronte a tale evento atmosferico.
È una risposta fisiologica che sembrerebbe essere collegata all’umidità in quanto molte malattie del regno vegetale proliferano proprio a causa di quest’ultima, più che per le temperature. In sostanza, più una parte rimane bagnata allora più c’è la possibilità di attrarre un’agente patogeno. A farci sapere tutto questo sono proprio i geni delle piante i quali hanno fornito risposte concrete ai ricercatori.
La dichiarazione di Harvey Millar, biochimico dell’Università dell’Australia occidentale: “Quando una goccia di pioggia schizza su una foglia, piccole goccioline d’acqua rimbalzano in tutte le direzioni. Queste goccioline possono contenere batteri, virus o spore fungine. Una singola gocciolina può diffonderle fino a 10 metri alle piante circostanti.”
Il test è stato relativamente semplice. Hanno spruzzato dell’acqua su delle foglie e subito si sono viste delle risposte a catene che sono partite da un proteina chiamata Myc2. In 10 minuti, oltre 700 geni hanno “risposto” continuando a modificare tale proteina. Da questo punto come sono arrivati a collegare il tutto ad uno stato di panico? Semplice, una delle risposte è stato la produzione dell’acido jasmonico il quale regola alcuni processi fisiologici come la crescita delle piante (la crescita e la fioritura sono rallentati durante il test) e la gestione dello stress.
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