Non è una novità che la plastica sia un elemento che sta inquinando parecchio il mondo, ovviamente soprattutto a causa di come viene dispersa. Basti pensare alla situazione delle isole oceaniche di rifiuti che ogni anno diventano più grosse. Proprio gli ambienti marini sono quelli più minacciati da tutto questo e gli ecologi hanno lanciato un preoccupante allarme in merito. Quello che preoccupa di più è la risposta che dovrebbe arrivare dall’uomo per migliorare la situazione, una risposta quasi impossibile allo stato attuale.
Le parole di Chelsea Rochman, professore del Dipartimento di ecologia e biologia evolutiva dell’Università di Toronto: “A meno che la crescita della produzione e dell’uso della plastica non venga arrestata, è essenziale una trasformazione fondamentale dell’economia della plastica in un quadro basato sul riciclaggio, in cui i prodotti in plastica a fine vita sono valutati piuttosto che diventare rifiuti.”
Le parole della collega Stephanie Borrelle: “Anche se i governi di tutto il mondo rispettassero i loro ambiziosi impegni globali e altri paesi si unissero a questi sforzi per ridurre l’inquinamento da plastica, le emissioni annuali mondiali in fiumi, laghi e oceani potrebbero raggiungere i 53 milioni di tonnellate entro il 2030. Questo è ben oltre la quantità di 8 milioni di tonnellate che è stata dichiarata inaccettabile nel 2015.”
Secondo lo studio portato avanti, ogni anno vengono riservate fino a 34 milioni di tonnellate di emissioni di plastica negli ecosistemi acquatici. Per cercare di invertire tutto questo, bisognerebbe ridurre fino al 40% della produzione di plastica, aumentare almeno del 60% la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e al tempo stesso impegnarsi per la pulizia degli ambienti già inquinati, aumento anche qui del 40%.
Il problema? “Per mettere quell’ultimo numero al potere delle persone, la sola pulizia richiederebbe almeno 1 miliardo di persone che partecipano all’annuale International Coastal Cleanup di Ocean Conservancy. Questo sarebbe un compito erculeo dato che è 660 volte lo sforzo della pulizia del 2019″.
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