L’oceano è pieno di plastica. Enormi ammassi di rifiuti che si sono accumulati in decine di anni. La spazzatura più vecchia ha già iniziato a disgregarsi, ma non a biodegradarsi. Da grossi pezzi sono diventati sempre più piccoli fino ad arrivare a dimensioni tale da essere difficilmente visti a occhio nudo. Un nuovo studio condotto dallo Scripps Institution ha evidenziato che finora si è sottostimato la presenza di quest’ultimi.
Secondo la nuova ricerca, il numero attualmente presente potrebbe essere un milione di volta più alto. Questo è il risultato delle rilevazioni fatte dall’oceanografo biologico Jennifer Brandon. Alcuni dei pezzi più piccoli sono stati trovati con concentrazioni di lunga maggiori. Il problema alla base di questa differenza con i precedenti studi risiede nel metodo di conteggio i quali finora non sono stati in grado di oltre una certa piccolezza.
Le parole di Dan Thornhill, direttore del programma della divisione di scienze oceaniche dell’NSF che è l’istituto che ha finanziato tale ricerca: “Nonostante l’enorme interesse per le microplastiche, stiamo appena iniziando a comprendere le dimensioni e gli effetti di questi contaminanti oceanici. Questo studio dimostra che le materie plastiche marine sono molto più abbondanti di quanto si pensasse e possono essere trovate potenzialmente ovunque nell’oceano. Ciò è preoccupante, specialmente quando le conseguenze per l’ambiente e la salute umana rimangono in gran parte sconosciute.”
Per arrivare a questo risultato, i ricercatori hanno esaminato degli invertebrati gelatinosi i quali funzionando da filtro, assorbono una grossa quantità di microplastica.
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