Gli oceani stanno affogando nella plastica, i pesci la mangiano e finiscono per intossicarsi o strozzarsi. Una situazione pessima, ma sicuramente quello che colpisce di più è l’enorme isola di rifiuti, per lo più plastica appunto, che galleggia e si ingrossa nell’oceano Pacifico. Se questa è la situazione in acqua sulla terraferma non è sicuramente meglio e per questo c’è bisogno di alternative, oltre che ad un miglior comportamento da parte degli individui, delle compagnie e dei governi.
Nel tentativo di migliorare la situazione un gruppo di esperti si è messo al lavoro per sviluppare un nuovo tipo di plastica. Un gruppo della Lawrence Berkeley National Laboratory che fa parte al Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti sono impegnati con un materiale plastico chiamato diketoenamine o anche PDK. La sua particolarità è la capacità di venir smontata a livello molecolare per poi venir ricomposto anche in altre forme e colore, ma soprattutto senza perdita di qualità.
La base di questo materiali sono dei monomeri ovvero molecole che si possono unire per crearne altre più grandi noti come polimeri. La divisione può avvenire in modo relativamente semplice tramite l’immersione in una soluzione acida. Ecco una dichiarazione del gruppo: “Con i PDK, i legami immutabili delle plastiche convenzionali vengono sostituiti con legami reversibili che consentono di riciclare la plastica in modo più efficace.” La ricerca non è ancora completa e ci sono altri aspetti in programma come poter usare i monomeri per creare oggetti in plastica tramite le ormai famose stampanti 3D.
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