Pomodori: ecco perché non ci uccidono

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Considerando che i pomodori sono sostanzialmente alla base della nostra dieta mediterranea, pensare che quest’ultimi potrebbero ucciderci non è immediato. Nella realtà dei fatti, potrebbero essere un rischio per la nostra salute. Fanno parte della famiglia delle piante Solanaceae che tra le loro caratteristiche hanno la produzione di glicoalcaloidi steroidei tossici. Eppure, per qualche motivo, non sono un pericoli e finalmente uno studio è riuscito a capire perché.

Di base i pomodori convertono la produzione tossica in qualcosa di più digeribile e questo è il processo che era un mistero. Ora si conosce il meccanismo genetico che porta a tale mutazione. Il risultato finale è un secondo composto molto meno tossico chiamato esculeoside A. Più il frutto è maturo e più le tossine vengono convertite. Si tratta di tratto evolutivo pensato per permettere a chi mangia questi frutti di disperdere i semi.

 

Il segreto non mortale dei pomodori

I pomodori sfruttano una regolazione epigenetica che gli permette, appunto, di gestire un cambiamento del genere il cui risultato ci permette una consumazione sicura. La chiave del processo è la proteina DML2 che permette di svolgere la demetilazione, norme che suggerisce la rimozione dei gruppi metilici. I ricercatori, andando a eliminare questa proteina, hanno constato una decisa maggiore presenza delle molecole tossiche nei frutti maturi.

Come avviene in tutti i processi di evoluzione delle specie, anche per i pomodori è avvenuta una scelta selettiva per le piante meno pericolose. Il risultato è che adesso anche i frutti non maturi, quelli verdi, presentano livelli così bassi di glicoalcaloidi steroidei che non sono un rischio per l’alimentazione.

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