Carl Sagan è stato uno dei più famosi astronomi, astrofisici, astrobiologi e astrochimici del Novecento. Fu un grande divulgatore scientifico, autore di fantascienza e le sue parole, i suoi studi e le sue opere, hanno ispirato generazioni di scienziati, studiosi e ricercatori.
Fu uno dei maggiori esponenti dello scetticismo scientifico e nel corso della sua vita Carl Sagan pubblicò più di 600 tra articoli scientifici e di divulgazione scientifica, e fu autore, coautore o editore di più di 20 libri. Nelle sue opere ha frequentemente appoggiato l’analisi scettica, l’umanesimo secolare e il metodo scientifico.
È stato inoltre uno dei fondatori del progetto SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di intelligenza extraterrestre), un progetto dedicato alla ricerca della vita nell’universo, in particolare della vita intelligente, tramite esperimenti radio e ottici.
Sagan credeva che dall’equazione di Drake si potesse supporre l’esistenza di numerose civiltà extraterrestri; la mancanza di indizi che confermassero tale supposizione, escondo il paradosso di Fermi, veniva interpretata da Sagan come dovuta al termine L dell’equazione, il tempo che intercorre tra quando una civiltà inizia a produrre radioonde, diviene cioè “visibile”, a quando muore, suggerendo che le civiltà tecnologiche tendono ad autodistruggersi piuttosto velocemente. Tra le possibili cause di autodistruzione delle società intelligenti includeva eventi come inquinamento, guerra nucleare e sovrappopolazione.
Queste considerazioni lo portarono a impegnarsi per diffondere tra il grande pubblico la consapevolezza e il pericolo dei mezzi e dei comportamenti tramite i quali la specie umana potrebbe autodistruggersi, nella speranza di riuscire a evitare un tale infausto destino. E forse avremmo dovuto ascoltarlo, o per lo meno dovremmo farlo ora.
Nel 1985 Sagan portò davanti al Congresso degli Stati Uniti il tema del cambiamento climatico e i problemi che da esso sarebbero scaturiti e di cui oggi, dopo quasi 40 anni, osserviamo gli effetti senza aver ancora fatto molto per porvi rimedio.
Carl Sagan riprose l’argomento anche nel 1995, presentando una previsione del futuro dell’umanità tutt’altro che rosea. Immaginava già un mondo guidato dalla tecnologia, della disinformazione e della pseudoscienza. Un’immagine che è quella che ci troviamo davanti ai giorni nostri e che è stata particolarmente evidenziata dalla pandemia di Covid-19 dovuta alla diffusione su scala globale del virus Sars-CoV-2.
Carl Sagan credeva infatti che la ricerca della pace e della verità sia minacciata da superstizione e pseudoscienza. Quegli stessi aspetti che oggi hanno reso difficile la gestione della pandemia e che hanno diviso il mondo in coloro che erano a favore e coloro che erano contro la scienza, spesso sulla base di notizie false, informazioni distorte e di comodo.
Forse si sono dunque già avverate le parole dello scienziato statunitensi che affermava: “ho il presentimento di un’America ai tempi dei miei figli o dei miei nipoti (…) dove magnifici poteri tecnologici saranno nelle mani di pochissimi e dove, stringendo i loro cristalli e consultando nervosamente gli oroscopi, le loro facoltà critiche saranno in declino, incapaci di distinguere tra ciò che li fa sentire bene e ciò che è vero, scivolando, quasi senza accorgersene, di nuovo nella superstizione e nell’oscurità.”
Ph. Credit: Kenneth C. Zirkel – Opera propria
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