Come sappiamo dopo un lungo lavoro, durato anni, i ricercatori dell’Event Horizon Telescope (EHT), sono riusciti a catturare la prima immagine reale di un buco nero. O meglio dell’orizzonte degli eventi che lo circonda e che lascia intravedere al suo interno quella che è l’ombra del buco nero. Una svolta epocale nello studio dell’astrofisica e dell’astronomia, un’immagine senza precedenti che segna l’inizio di una nuova era.
Quella che i ricercatori hanno mostrato con emozione nella conferenza del 10 Aprile a Bruxelles, è l’immagine del buco nero supermassiccio M87, che si trova al centro della Galassia Messier. Ma perché i ricercatori ci hanno mostrato questo buco nero che si trova in una galassia vicina, e non quello che si trova al centro della nostra Via Lattea, ovvero Sagittarius A*?
Il buco nero M87 si trova a 55 milioni di anni luce dalla Terra, mentre Sagittarius A* si trova relativamente più vicino a noi, perché quindi non sceglierlo come oggetto dell’indagine?
I ricercatori non hanno scelto Sagittarius A*, a causa delle scarse condizioni di osservazione dalla Terra. M87 è si più lontano, ma anche molto, molto più grande del buco nero al centro della Via Lattea. Ha una massa pari a 6,5 miliardi di volte maggiore a quella del Sole, mentre Sagittarius A* è circa 4 milioni di volte più grande del Sole. La sua grandezza ed il fatto che tra noi e M87 non ci sia materiale, rende la grandezza angolare del buco nero della galassia Messier molto più facilmente osservabile, come ha dichiarato il professor Dotti durante la trasmissione in diretta della conferenza su Focus.
Fotografare Sagittarius ci avrebbe dato si un immagine più dettagliata, ma la Terra non si trova nella giusta posizione per poterlo osservare e fotografare. Questo perché il sistema solare si trova in uno dei bracci della galassia a spirale in cui ci troviamo, la Via Lattea. Guardando quindi dalla Terra in direzione del centro della nostra galassia, dove si trova Sagittarius A*, vedremmo tra noi e lui, un infinità di materiali: polveri, gas, stelle e pianeti. Questo renderebbe l’osservazione del buco nero un po’ come capanna di legno al centro di un bosco, scegliendo come punto di osservazione il bordo della foresta.
I radiotelescopi come la rete dell’Event Horizon, potrebbero anche eliminare una parte del disturbo dovuto ai materiali che si frappongono tra noi e Sagittarius nell’osservazione, permettendoci di intravederlo. Ma il buco nero al centro della nostra galassia non collabora. Ovvero rende molto difficile la sua osservazione a causa dei continui e rapidi cambiamenti nel suo segnale. Per questi motivi, il team dell’EHT, non è ancora riuscito a “scattare” un immagine adeguata allo schivo Sagittarius A*.
La scelta più ovvia e più giusta è stata quindi quella di osservare il gigantesco, seppur lontano, M87. Le cui grandi dimensioni e consistenza, lo hanno reso il candidato ideale per regalare al mondo ciò che aspettava da 100 anni, da quando Einstein per la prima volta sognò di vedere l’immagine di un buco nero. Un regalo per la scienza quello dell’EHT, che dimostra la validità delle teorie dello scienziato tedesco, e che corrisponde a tutti i modelli presentati finora, dimostrando che no, non ci eravamo sbagliati.
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