È in corso un dibattito sulle proposte di introduzione di un secondo vaccino per combattere l’Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, attualmente alle prese con il peggior focolaio degli ultimi decenni. Il ministro della Sanità della Repubblica Democratica del Congo, il dottor Oly Ilunga, che ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato privato della gestione dell’epidemia di Ebola nel paese, ha dichiarato che l’attuale vaccino è l’unico che si sia dimostrato efficace; ma un parlamentare dell’opposizione ha sottolineato che il nuovo vaccino non è stato testato e teme che le persone nel paese vengano utilizzate come cavie.
I principali esperti di salute affermano che il secondo vaccino è sicuro e potrebbe essere uno strumento importante per frenare la diffusione del virus. Quindi quali sono le preoccupazioni e, soprattutto, sono giustificate? Il vaccino è stato testato su 6000 persone e “ha dimostrato di essere eccezionalmente sicuro“, afferma il professor Peter Piot, uno dei massimi esperti di Ebola e direttore della London School of Hygiene & Tropical Medicine, che è stato coinvolto dalla società farmaceutica Johnson & Johnson nello sviluppo del vaccino.
Gli studi hanno dimostrato che sebbene il farmaco sia ancora in fase sperimentale e non sia stato testato su pazienti affetti da Ebola, si è dimostrato estremamente efficace nei test sui primati (gli animali geneticamente più simili all’uomo). L’unico modo per testarlo sugli esseri umani è che venga utilizzato in uno scenario di epidemia. È così che il primo vaccino, dell’azienda farmaceutica Merck & Co, è stato distribuito con successo in Guinea nel 2015.
I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mostrano che il vaccino della Merck ha un tasso di efficacia del 97,5% per coloro che sono immunizzati, rispetto a quelli che non lo sono. L’OMS afferma inoltre che questo vaccino si è dimostrato sicuro ed efficace contro l’Ebola, ma che sono ancora necessari ulteriori test per ottenere una licenza per distribuirlo. Quindi la situazione non è semplice: ci sono prove sostanziali che il vaccino sia sicuro e che potrebbe essere efficace, ma non è stato testato in un focolaio e perciò non può esserne autorizzata la somministrazione su larga scala.
Il governo della Repubblica Democratica del Congo non ha nascosto le proprie preoccupazioni circa i rischi e l’oggettiva complessità dell’uso di due vaccini contemporaneamente. In una nota, si legge infatti che esiste il rischio di creare confusione e aumentare la sfiducia tra le comunità colpite. Si teme inoltre che il nuovo vaccino, che richiede due iniezioni a distanza di 56 giorni, possa essere difficile da somministrare in una regione in cui la popolazione è altamente mobile e la paura è sempre più diffusa.
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