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Propofol: come l’anestetico interrompe i percorsi della coscienza

Il propofol è un farmaco ampiamente utilizzato in anestesia per la sua capacità di indurre rapidamente uno stato di incoscienza. Sebbene sia stato impiegato in medicina da decenni, il suo meccanismo d’azione a livello del sistema nervoso centrale continua a essere oggetto di studio. Il propofol è un farmaco ampiamente utilizzato in anestesia per la sua capacità di indurre rapidamente uno stato di incoscienza. Sebbene sia stato impiegato in medicina da decenni, il suo meccanismo d’azione a livello del sistema nervoso centrale continua a essere oggetto di studio.

Inaspettatamente, lo studio ha dimostrato che le cellule della matrice nel talamo, non il GABA, sono la chiave di questo processo. Queste scoperte offrono nuove intuizioni sulla coscienza e sull’architettura del cervello durante l’anestesia. Il propofol è uno degli anestetici più comunemente utilizzati per l’induzione e il mantenimento dell’anestesia generale. La sua popolarità deriva dalla capacità di agire rapidamente e dalla breve durata d’azione, che permette di controllare facilmente il livello di sedazione del paziente. Una volta somministrato, il farmaco provoca una rapida perdita di coscienza, che avviene in pochi secondi. Tuttavia, ciò che accade nel cervello durante questo processo è molto complesso e coinvolge una serie di meccanismi biochimici.

 

Coscienza, il Propofol ne interrompe i percorsi

Questo farmaco agisce principalmente aumentando l’attività del sistema inibitorio nel cervello, in particolare attraverso i recettori dell’acido gamma-amminobutirrico (GABA). Il GABA è il principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale, e quando i suoi recettori vengono attivati, si riduce l’eccitabilità dei neuroni. Il propofol si lega ai recettori GABA-A, amplificando la loro funzione. Questo porta a una maggiore entrata di ioni cloro nelle cellule nervose, iperpolarizzandole e rendendo più difficile la trasmissione dei segnali neuronali. Di conseguenza, l’attività cerebrale globale diminuisce, interrompendo la comunicazione tra le diverse aree del cervello.

Uno degli effetti più evidenti dell’anestesia indotta dal propofol è la disconnessione tra le aree corticali e sottocorticali del cervello, che sono essenziali per la coscienza. In particolare, le aree della corteccia prefrontale, responsabili della consapevolezza e della presa di decisioni, vengono “disattivate”. Questo interrompe le reti neurali che normalmente lavorano insieme per creare uno stato di coscienza unificato. Senza questa comunicazione, il cervello entra in uno stato di isolamento funzionale, portando alla perdita della consapevolezza.

Studi elettroencefalografici (EEG) hanno dimostrato che il propofol altera anche i modelli di onde cerebrali. In particolare, durante l’induzione dell’anestesia, le onde cerebrali veloci tipiche di uno stato di veglia vengono sostituite da onde lente e sincronizzate. Questo cambiamento è indicativo di un cervello che si sta “spegnendo”, con le sue attività neurali ridotte al minimo necessario per mantenere le funzioni vitali di base. Questo tipo di attività cerebrale è simile a quello osservato durante il sonno profondo, ma con una differenza fondamentale: non c’è la possibilità di risveglio senza l’interruzione dell’effetto del farmaco.

La coscienza è il risultato di un’interazione complessa tra diverse aree cerebrali, e il propofol interferisce con questa interazione in diversi modi. Oltre alla disconnessione tra le diverse regioni corticali, il farmaco influisce anche sulla connettività a lungo raggio tra l’encefalo e altre aree del sistema nervoso centrale. Questa perdita di coerenza e coordinazione tra le reti neurali rende impossibile per il cervello creare un’esperienza cosciente coerente, determinando lo stato di incoscienza tipico dell’anestesia generale.

 

Un ritorno progressivo alla coscienza

Il talamo gioca un ruolo cruciale nel mantenimento della coscienza, fungendo da centro di smistamento per le informazioni sensoriali che arrivano alla corteccia cerebrale. Il propofol agisce sul talamo riducendo l’attività sinaptica in questa regione, limitando così la quantità di informazioni che raggiungono la corteccia. Di fatto, questo riduce la capacità del cervello di processare gli stimoli sensoriali, contribuendo ulteriormente all’interruzione dello stato di veglia.

Una delle caratteristiche più interessanti del propofol è la sua breve emivita, che permette un rapido risveglio una volta terminata la somministrazione. Quando i livelli di propofol nel sangue diminuiscono, il GABA torna ai suoi livelli normali di attività, e le connessioni tra le diverse aree cerebrali vengono gradualmente ripristinate. Questo processo di “riaccensione” del cervello è accompagnato da un ritorno progressivo alla coscienza. Tuttavia, anche dopo il risveglio, i pazienti possono sperimentare un periodo di confusione temporanea, poiché le reti neurali necessitano di tempo per riassumere completamente la loro normale funzionalità.

Gli studi sull’anestesia indotta dal propofol offrono preziose informazioni sul funzionamento della coscienza. Poiché il farmaco è in grado di spegnere in modo selettivo alcune aree del cervello mantenendone attive altre, gli scienziati possono utilizzare questi dati per mappare le aree cerebrali responsabili della consapevolezza e della percezione. La ricerca continua in questo campo potrebbe aiutare a sviluppare nuove terapie per i disturbi della coscienza, come il coma, o migliorare le tecniche anestesiologiche per ridurre al minimo i rischi associati all’anestesia generale.

Immagine di freepik

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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