I due ricercatori francesi, Geoffroy Lerosey del Langevin Institute e Philipp del Hougne della società Greenerwave, hanno sviluppato un modo per processare analogicamente i dati basandosi sulle onde, utilizzando i normali segnali Wi-Fi.
Sappiamo che i computer elaborano le informazioni digitali con il sistema binario fatto di 1 e 0. Ma già dagli inizi delle ricerche sull’informatica, si era ipotizzato di utilizzare dei processori analogici, un approccio che richiede sicuramente meno energia, ma che come è noto, fu definitivamente sconfitto dall’avvento del digitale.
Ma potrebbe non essere detta l’ultima parola e l’analogico potrebbe tornar a far parlare di se!
Infatti mentre gli ingegneri informatici si adoperano per sconfiggere i limiti delle legge di Moore, arrivando ad accoppiare fino a 18 core, altri iniziano a tornare col pensiero al vecchio analogico.
I processori analogici sfruttano l’ampiezza delle onde che si trovano nei circuiti elettronici o nelle onde luminose, affidandosi alla modulazione della forma d’onda, eseguita con metamateriali. Gli esperimenti effettuati fino ad ora hanno dimostrato che questo tipo di processori potrebbero essere molto efficienti, ma si sono incontrati degli ostacoli nella fabbricazione dei materiali necessari.
Ed è in questo caso che entrano in gioco gli studi di del Hougne e Lerosey, che hanno dimostrato che la creazione di processori analogici, può essere molto più semplice di come si è dimostrata fino ad ora.
Nei loro esperimenti i due ricercatori hanno ricostruito un ambiente domestico in scala, provvisto di 4 router Wi-Fi standard. A questo modello hanno poi successivamente applicato due pannelli composti da catarifrangenti e 88 specchi, a due pareti adiacenti del modello. Ogni specchio di entrambi i pannelli è in grado di cambiare il loro orientamento, da 0 a 180°.
L’esperimento è proseguito con l’invio di un segnale standardizzato a tutti e quattro i router. Del Hougne e Lerosey hanno provato più configurazioni del pannello per adescare il sistema, fino a che non gli ha consentito di caratterizzare lo scattering dei segnali Wi-Fi e quindi di programmare il sistema per eseguire operazioni lineari. Questo gli ha permesso di realizzare una trasformata di Fourier a quattro elementi.
Secondo i due studiosi francesi, l’elaborazione è stata più veloce che se avessero utilizzato un computer digitale, ma il processo di avvio è stato invece lento. Secondo il loro modello, per rendere più efficiente il modello, si dovrebbero aggiungere un minimo di 30 ingressi al sistema.
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