Proxima b potrebbe non essere solo, a fargli compagnia ci sarebbe infatti un altro esopianeta nel sistema planetario della stella a noi più vicina, Proxima Centauri, la nana rossa di classe spettrale M5, lontana dalla Terra circa quattro anni luce e molto più piccola della nostra stella. Questa stella nella costellazione del Centauro, fu scoperta da Robert Innes nel 1915 e fa parte del sistema di α Centauri, e tra le tre stelle di questo sistema, è la più vicina al Sole. Questa sua vicinanza la rende con un diametro angolare tale da essere facilmente osservabile in maniera diretta. Sappiamo dunque che il suo raggio è 1/7 di quello del Sole e la sua massa è 1/8 della nostra stella. Possiede una luminosità bassa ed è soggetta a brillamenti casuali.
Attorno a Proxima Centauri, fu individuato nel 2016, un esopianeta nominato Proxima b, che si trova nella fascia abitabile, dove l’acqua potrebbe trovarsi allo stato liquido in superficie.
Durante l’incontro annuale della Breakthrough Initiatives, un’organizzazione di ricerca il cui mecenate è il miliardario russo-israeliano Yuri Milner. La scoperta del Pianeta, per ora soprannominato Proxima c, è stata annunciata quindi, ma non confermata, durante il Breakthrough Discuss del 2019, tenutosi all’Università di Berkeley l’11ed il 12 Aprile, dal titolo “Migrazione della Vita nell’Universo”.
Il pianeta Proxima c dovrebbe essere una super-Terra, con una massa pari a sei vole il nostro di Pianeta. A differenza dell’altro esopianeta del sistema di Proxima Centauri, questo è più lontano dalla sua stella ed ha un periodo di rivoluzione di 1900 giorni. Questo lo renderebbe un pianeta gelido ed inospitale per la vita.
La scoperta di Proxima c, secondo Mario Damasso e Fabio del Sordo, autori della ricerca, si basa sulla stessa raccolta pluriennali di dati che permise di scoprire Proxima b, a cui sono stati aggiunte altre misurazioni eseguite sulla stella nel 2017.
I dati sono stati per la maggior parte raccolti con l’High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (HARPS) dell’European Southern Observatory (ESO). Uno strumento in grado di studiare con estrema accuratezza la velocità radiale a lungo termine delle stelle. È progettato come uno spettrografo Echelle, alimentato da una coppia di fibre e ottimizzato per la stabilità meccanica. HARPS è inoltre dotato di una propria pipeline installata a La Silla che fornisce ai ricercatori degli spettri calibrati e con lunghezze d’onda calibrate, quasi in tempo reale.
Come sappiamo attraverso lo studio della velocità radiale di una stella si può determinare l’esistenza di un pianeta in orbita attorno ad essa, rilevando i tremolii e le oscillazioni nella luce della stella. Con questo tipo di indagini si può ottenere una stima della massa del pianeta e del suo periodo orbitale.
Durante la presentazione, Damasso, ha specificato che per ora si tratta solo di un candidato alla carica di esopianeta. La scoperta non è infatti stata ufficializzata, come ha anche ribadito Del Sordo, il quale ha dichiarato che continueranno gli studi e l’analisi dei dati in modo da poter dimostrare che effettivamente si tratti di un esopianeta.
Per questo scopo verranno eseguite ulteriori misurazioni con l’HARPS e potrebbe anche essere utilizzato l’Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations (ESPRESSO). Lo strumento di ultima generazione dell’ESO che si trova sul Very Large Telescope in Cile, che potrebbe fornire delle misurazioni ancora più accurate. Ad un pacchetto di informazioni più precise, potrebbe contribuire anche GAIA, il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Ciò che potremmo trovare in orbita assieme a Proxima b attorno a Proxima Centauri, sarebbe comunque un pianeta gassoso gelido assolutamente molto lontano dal nostro immaginario di pianeta abitabile, roccioso e con acqua liquida in superficie.
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