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Psilocibina: una nuova speranza nel trattamento del disturbo dismorfico corporeo

Negli ultimi anni, la psilocibina, il principio attivo presente in alcuni funghi allucinogeni, è emersa come un potenziale trattamento per diverse condizioni psichiatriche, tra cui la depressione, l’ansia e i disturbi da uso di sostanze. Recentemente, l’attenzione si è rivolta alla possibile efficacia della psilocibina nel trattamento del Disturbo Dismorfico Corporeo (BDD), un disturbo caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per difetti fisici spesso inesistenti o ingigantiti dalla percezione del paziente.

Il BDD è una condizione debilitante che può avere un impatto devastante sulla vita di chi ne soffre, portando spesso all’isolamento sociale, all’ansia e alla depressione. La terapia standard comprende solitamente interventi psicologici come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e trattamenti farmacologici, tra cui gli antidepressivi. Tuttavia, molti pazienti non rispondono in modo adeguato a queste terapie, evidenziando la necessità di nuovi approcci terapeutici.

 

Disturbo dismorfico corporeo, la psilocibina come metodo di trattamento

La psilocibina agisce principalmente sui recettori della serotonina nel cervello, in particolare sul recettore 5-HT2A. Questa interazione sembra essere alla base degli effetti psichedelici della sostanza, ma anche del suo potenziale terapeutico. Studi preliminari suggeriscono che la psilocibina può facilitare una maggiore introspezione, una ristrutturazione cognitiva e una diminuzione della rigidità dei pensieri, caratteristiche che potrebbero essere particolarmente utili nel trattamento del BDD, dove i pazienti sono spesso intrappolati in schemi di pensiero ossessivo riguardanti il proprio aspetto fisico.

Uno degli aspetti più interessanti della psilocibina è la sua capacità di indurre stati di coscienza alterati che possono portare a una “esperienza di picco” o di profonda realizzazione, durante la quale i pazienti possono sperimentare un senso di connessione e accettazione di sé. Questo potrebbe essere particolarmente benefico per chi soffre di BDD, aiutando a rompere il ciclo di negatività e autocritica che caratterizza il disturbo. Le sessioni guidate da professionisti durante l’assunzione di psilocibina possono inoltre creare un ambiente sicuro in cui il paziente può esplorare e ristrutturare le proprie percezioni.

Le prime sperimentazioni cliniche stanno mostrando risultati promettenti. Ad esempio, uno studio pilota ha evidenziato una significativa riduzione dei sintomi del BDD in pazienti che hanno ricevuto una o due sessioni di psilocibina, in combinazione con supporto psicoterapeutico. I pazienti hanno riportato un miglioramento della propria autostima e una diminuzione della focalizzazione sui propri difetti percepiti. Questi risultati, seppur preliminari, suggeriscono che la psilocibina potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento del disturbo.

 

Questo disturbo complesso è spesso resistente ai trattamenti convenzionali

È importante sottolineare che la somministrazione di psilocibina deve avvenire in un contesto clinico controllato, sotto la supervisione di professionisti qualificati. La sostanza può provocare esperienze emotivamente intense e, se non gestite correttamente, potrebbero risultare destabilizzanti. Inoltre, il trattamento con psilocibina non è indicato per tutti i pazienti, in particolare per coloro che presentano disturbi psicotici o un alto rischio di svilupparli.

Nonostante le promettenti scoperte, sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno il potenziale della psilocibina nel trattamento del BDD. La ricerca dovrebbe concentrarsi su aspetti come la dose ottimale, la frequenza delle sessioni e il modo migliore per integrare la sostanza all’interno di un percorso terapeutico più ampio. Solo attraverso studi clinici più estesi sarà possibile stabilire la sicurezza e l’efficacia della psilocibina come opzione di trattamento per il Disturbo Dismorfico Corporeo.

In conclusione, la psilocibina rappresenta una nuova e potenzialmente rivoluzionaria opzione terapeutica per il BDD. Se i futuri studi confermeranno i risultati preliminari, potremmo essere di fronte a un cambiamento di paradigma nel modo in cui affrontiamo questo disturbo complesso e spesso resistente ai trattamenti convenzionali.

Foto di El S su Unsplash

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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