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Quando un esopianeta sa creare una “calda atmosfera”

Gli astronomi hanno recentemente osservato un esopianeta dall’atmosfera decisamente calda, con una superficie che può raggiungere delle temperature di superficie che superano i 1700 °C. Si tratta di Mascara-2B/KELT-20b, un pianeta di tipo gioviano caldo che appartiene ad un gruppo di esopianeti di recente scoperta.

L’atmosfera di questo esopianeta e la sua temperatura sono state determinate grazie alle osservazioni effettuate con lo spettrografo CARMENS posizionato sul telescopio dell’Osservatorio di Calar Alto, in combinazione con lo spettrografo HARPS-N che si trova invece sul National Galileo Telescope.

 

Un esopianeta bollente

Secondo gli astronomi, l’estrema temperatura di questo pianeta, è dovuta al fatto che esso orbita davvero molto vicino alla stella che costituisce il fulcro di questo sistema planetario. Essendo infatti così vicino, Mascara-2B/KELT-20b viene investito da un elevatissimo flusso di radiazioni solari dalla sua stella, sopratutto nella parte superiore della sua atmosfera.

Grazie all’analisi spettroscopica ad alta risoluzione, il team di astronomi è stato in grado di identificare la composizione dell’atmosfera di questo esopianeta, assieme a molti alti parametri relativi ad esempio alla temperatura dei diversi strati dell’atmosfera e alla sua dinamica. In questo modo sono riusciti ad identificare le caratteristiche di questo pianeta estremo dell’Universo. Pianeti del genere sono infatti tutt’altro che comuni, ma ce ne sono anche di più estremi.

 

Ottimi risultati grazie alla ricerca combinata

A capo della ricerca Núria Casasayas, la quale aveva già effettuato altre misurazioni lo scorso anno. Sempre analizzandone la temperatura infatti, Casasayas aveva osservato questo pianeta durante quattro diversi transiti davanti alla sua stella. Le osservazioni sono state rese possibili grazie alla combinazione tra CARMENES e HARPS-N, che ha reso possibile l’analisi di una più ampia porzione dello spettro. Come ha infatti affermato la stessa Casasayas: “siamo stati in grado di rilevare idrogeno beta, ferro e magnesio ionizzati singolarmente grazie ad HARPS-N, mentre la presenza di calcio ionizzato è stata rilevata usando CARMENES. Il neutro di sodio e idrogeno alfa sono rilevati con entrambi gli strumenti”.

Questo tipo di analisi combinata potrebbe forse aprire una nuova strada per lo studio di esopianeti, sempre alla ricerca di mondi potenzialmente abitabili. Chissà che un giorno non venga scoperta una nuova Terra.

Valeria Magliani

Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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