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Rabbit R1: il futuro dell’elettronica domestica racchiuso in un dispositivo

Si è da poco concluso il CES (Consumers Electronics Show), la più importante manifestazione tech al mondo, che si svolge ogni anno a Las Vegas. Quest’anno l’AI l’ha fatta, come era prevedibile, da padrona e numerose sono state le innovazioni presentate che, in qualche modo, hanno a che fare con l’intelligenza artificiale.

È palese ormai che ci troviamo  di fronte all’inizio di una nuova era nelle relazioni, finora confinate ai rapporti tra gli esseri umani, ma che ora sempre più sono basate sull’ interazione tra uomo e macchina.

 

Rabbit R1, cos’è e come funziona

Tra le innovazioni più creative e interessanti c’è stata sicuramente quella di Rabbit R1, un dispositivo portatile dal design anni ‘70 che permette di rivolgere richieste alla macchina solo parlandole. A quel punto una serie di script automatici (rabbit) eseguirà la richiesta. Sono in sviluppo e arriveranno col tempo, a detta degli sviluppatori, tutta una serie di altre attività, dal note-taking alle prenotazioni, per esempio, di un tavolo nel nostro ristorante preferito, l’organizzazione di un viaggio, ecc. Il tutto, sempre, semplicemente parlando. Per utilizzare Rabbit R1 infatti, è sufficiente impartirgli un comando vocale premendo un pulsante push-to-talk. Invece di estrarre il telefono, sbloccarlo, trovare l’app, aprirla e procedere attraverso l’interfaccia utente, si estrae l’R1 e gli si impartisce un comando in linguaggio naturale. Sarà lui a interagire con il telefono. L’interazione infatti avverrà sempre più esclusivamente mediante la voce, nel modo più naturale possibile, quindi senza più milioni di app per fare qualcosa. In secondo luogo, puntando la fotocamera dell’R1 verso lo schermo del desktop o del telefono mentre si sta facendo qualcosa, si può “insegnare” a Rabbit come eseguirla.

Le due attività sopra descritte, la conversazione per fare qualcosa e l’osservazione per imparare a fare qualcosa, sono attività che, fino ad ora, erano state confinate alla relazione tra esseri umani. Il motto dell’azienda che l’ha creato, la Rabbit Inc., non a caso  è “the future of human-machine interface”.

Attraverso una pagina, chiamata Rabbit Hole, è possibile accedere agli account Spotify, Uber e Amazon. Toccando uno dei link, verrà chiesto di effettuare l’accesso. In poche parole, Rabbit Os chiederà il permesso di eseguire azioni al posto dell’utente, collegandosi ai suoi  account, che però per salvaguardare privacy e sicurezza, non verranno memorizzati.

 

L’impatto sui  giochi online

Dal punto di vista business, tutti i settori ripenseranno alla creazione di un’experience per i propri clienti che preveda l’interazione con l’intelligenza artificiale, per esempio l’AI Trading.

La particolarità è che il Rabbit R1 non ha nessuna app. Non si connette nemmeno ad altre applicazioni, non ci sono plug-in né account proxy, ma soprattutto non c’è il pairing con lo smartphone.

Sicuramente in questo nuovo scenario, anche per le app di gioco cambierà qualcosa. Le app più popolari sono ormai quelle legate all’intrattenimento, ecco che entra quindi in gioco il software unico del Rabbit R1. Grazie alla sua nuova tecnologia chiamata LAM (Language Action Model), il sistema operativo di R1 consente di trasformare le parole in azioni, senza limiti. Questo comporta una nuova frontiera anche per il gioco on line e il gambling, a cominciare dai migliori casinò online, le cui caratteristiche principali, comprese quelle legate alle nuove tecnologie, sono spiegate su https://www.finaria.it/gambling/migliori-casino-online/. In generale, le piattaforme di gioco online potranno essere totalmente personalizzabili secondo l’esperienza e le richieste dell’utente, sulla scia dei giochi First Person.

Redazione

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