Il terremoto che ha causato uno tsunami che ha poi portato al disastro alla centrale nucleare di Fukushima dell’11 marzo 2011 ha creato dei danni invisibili. Sebbene era ovvio che c’era stata una fuoriuscita di radiazioni, non si è mai capito fino in fondo quanto sia stata grave. Un nuovo studio potrebbe mettere in prospettiva il tutto.
Secondo i risultati di una ricerca pubblicati sull’Environmental Research Letters, sono state trovate traccie di radiazioni nella neve e nel ghiaccio nell’emisfero settentrionale. Si tratta di una firma distintiva che far risale l’origine di queste tracce alla centrale in questione.
I campioni sono stati raccolti in una stazione glaciologica in Cina, a Lanzhou. Alcuni ricercatori cinesi con colleghi internazionali, hanno raccolto campioni di neve nel 2011 e nel 2018. Sono stati scelti molti siti la cui distanza rispetto alla centrale nucleare supera i 2.000 km.
I ricercatori si sono stupiti di aver trovato quelle tracce in quanto hanno resistito ai cambiamenti climatici di questo decennio. Per esempio, le tracce lasciare dall’incidente ben più importante di Chernobyl sono sparite a causa del clima. A questo giro, il ciclo di gelo e disgelo ha invece creato una concentrazione maggiore e più duratura che permette ai ricercatori di ritrovarla nel tempo.
Le parole degli autori in merito a questa scoperta: “I livelli di riferimento sono fondamentali e un prerequisito per raccontare la storia del nocciolo di ghiaccio. Lo strato di Fukushima sarà utile per datare il ghiaccio in uno o due decenni quando la neve si trasforma in ghiaccio”.
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