Gli scienziati hanno esaminato per la prima volta un recettore cellulare ad alta risoluzione, ampliando la comprensione su come potrebbe funzionare e aprendo la porta a futuri miglioramenti nel trattamento di condizioni come il diabete di tipo 2. I recettori del peptide-1, simili al glucagone (GLP1R), si trovano sulle cellule beta che producono insulina del pancreas. Il recettore “incoraggia” il pancreas a rilasciare più insulina, impedisce al fegato di produrre troppo glucosio e riduce l’appetito. Questa combinazione di effetti può aiutare a controllare i livelli di zucchero nel sangue.
In virtù della sue peculiari caratteristiche, GLP1R è diventato un obiettivo chiave per perfezionare il trattamento del diabete di tipo 2 e sono ora disponibili diversi farmaci che le sfruttano. Ma molto resta oscuro sulla funzione di GLP1R, perché le sue dimensioni ridotte ne rendono difficile la visualizzazione. Un gruppo di scienziati dell’Università di Birmingham e del Max Planck Institute for Medical Research di Heidelberg, in Germania, ha di recente condotto uno studio dettagliato sul recettore.
I ricercatori hanno utilizzato una serie di tecniche, tra cui la sintesi di composti marker, immunocolorazione e microscopia a super risoluzione e sono stati in grado di “etichettare” GLP1R con delle sonde fluorescenti in modo da mostrare la sua posizione nelle cellule. I ricercatori, che sono stati in parte finanziati da Diabetes UK, ora dispongono di un sistema di rilevamento di GLP1R unico, in grado di consentire loro una visione molto ampia su questo recettore, con implicazioni significative per il trattamento di condizioni come obesità e diabete di tipo 2.ù
David Hodson, professore di metabolismo cellulare dell’Università di Birmingham, ha commentato: “La nostra ricerca ci consente di visualizzare questo recettore chiave in modo molto più dettagliato di prima. È come guardare un film in definizione standard per poi passare al 4K; ecco quanto è grande la differenza. Riteniamo inoltre che questa svolta ci possa permettere di comprendere meglio la distribuzione e la funzione di GLP1R e sebbene ciò non cambi immediatamente il trattamento per i pazienti, potrebbe influenzare il modo in cui progettiamo i farmaci in futuro“.
Johannes Broichhagen, capo dipartimento del Max-Planck Institute for Medical Research, ha commentato: “I nostri esperimenti, resi possibili dalla combinazione di esperienza in chimica e biologia cellulare, miglioreranno la nostra comprensione di GLP1R. I nostri nuovi strumenti sono stati utilizzati nelle cellule staminali e nei topi in laboratorio e i nostri risultati suggeriscono un grado di complessità non facilmente apprezzabile con gli approcci tradizionali“.
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