Foto di Matthew Gollop da Pixabay
Dionisios G. Vlachos, docente di Fisica alla University of Delaware, è quasi ossessionato dalla plastica. Questa roba riempie le discariche, ma darle una seconda vita sembra un’impresa folle. Lo studioso, paragonando questa difficoltosa operazione alla costruzione di una casa, afferma che difficile costruire una casa ed è facile distruggerla, mentre per la plastica avviene il contrario: è molto facile da costruire e difficile da distruggere. Per questo motivo i rifiuti in plastica sono diventati uno dei principali problemi del mondo.
Il punto è che a quanto sembra gli americani amano la plastica, visto che, secondo quanto riporta l’EPA, nel solo 2018 hanno prodotto oltre 14,5 milioni di tonnellate di rifiuti consistenti in contenitori e imballaggi di plastica. Nonostante sia facile raffinare il petrolio greggio nei lunghi filamenti di carbonio necessari per fabbricare borse di plastica e bottiglie d’acqua, è complicato e inefficiente invertire il processo o trovare una nuova destinazione d’uso.
Inoltre, ad aggravare la situazione è intervenuta la decisione della Cina di smettere di comprare i rifiuti di plastica del mondo già da qualche anno, il che comporta che la maggior parte della plastica riciclabile finisce nelle discariche americane e in quelle di tutto il resto del mondo. In realtà non è impossibile riconvertire la plastica in petrolio e trasformare quest’ultimo in altri prodotti utili, come la benzina o altri tipi di plastica: la difficoltà sta nel farlo in un modo da non consumare più energia di quella che si risparmia. Non serve a niente trasformare un mucchio di bottiglie di plastica in benzina se questa operazione richiede più combustibile di quello che si crea.
Ora, il professor Vlachos sembra aver trovato un modo per cambiare la situazione. In un nuovo studio, che appare sulla rivista Science Advances, il suo team potrebbe aver finalmente decifrato il codice per rompere la plastica. La scoperta di un modo per creare qualsiasi quantità e tipo di carburanti utili – benzina, carburante per jet, diesel, e anche lubrificanti più avanzati come l’olio motore – dalla plastica in modo efficiente è considerato il Santo Graal per gli scienziati dell’energia. Il trucco è quello di interrompere le lunghe catene di carbonio presenti nella plastica, suddividendole in catene corte C che sono molto più utili e versatili.
L’anno scorso i ricercatori hanno depositato un brevetto per tutelare il processo, e ulteriori ricerche sono tuttora in corso in corso, ma ci vorrà ancora del tempo: il professor Vlachos prevede di riuscire a commercializzarlo con successo entro cinque o dieci anni.
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