Il riscaldamento globale mostra ancora una volta i suoi devastanti effetti. Stavolta a farne le spese sono state le migliaia di cozze trovate morte sulla spiaggia di Maunanui Blzelanuff in Nuova Zelanda.
Quella che appare infatti su questa spiaggia nel nord dell’isola, è una scena quasi apocalittica. Migliaia di mitili morti che coprono il bagnasciuga e la sabbia. Alcuni gusci sono stati svuotati da gabbiani ed altri animali, ma la maggior parte di essi contengono ancora i corpi delle cozze, rendendo la zona un dramma anche per l’olfatto.
Dall’analisi sui molluschi ritrovati in spiaggia, i ricercatori hanno concluso che, a provocare questo decesso di massa, è stata l’alta temperatura dell’acqua del mare che, unita ai naturali movimenti delle acque, ha prodotto un eccessivo stress da calore sulle cozze. Il verificarsi della bassa marea nelle ore centrali del giorno ha infatti permesso all’acqua di riscaldarsi più facilmente, in combinazione alle temperature ben al di sopra della media registrate in questo periodo.
In questi ultimi tempi infatti, tutta la zona nord della Nuova Zelanda è stata investita da una forte siccità, che ha messo a dura prova tutti gli ecosistemi. In alcune regioni la pioggia si è fatta attendere per ben 40 giorni. Molti i bacini prosciugati che hanno lasciato senza acqua gli animali selvatici.
Una situazione davvero preoccupante, conseguenza del riscaldamento globale, che impatta fortemente non solo sugli ecosistemi dell’isola, ma anche sulla sua economia. La cozza neozelandese (Perna canaliculus), conosciuta come kuku o cozza verde, è tipica della Nuova Zelanda e rappresenta una elemento importante dell’economia locale. Le 140 mila tonnellate di questi mitili allevate nel paese, hanno un valore attorno ai 150 milioni di euro.
Un’attività che potrebbe però essere messa a rischio dal cambiamento climatico. Il riscaldamento degli oceani sta infatti modificando e danneggiando irreparabilmente gli ecosistemi marini. Dai dati del rapporto Our Marine Environment, redatto dal governo neozelandese tra il 1981 ed il 2018, emerge il preoccupante aumento della temperatura dell’acqua. Le regioni oceaniche degli oceani Indiano, Pacifico ed Antartico, che circondano la Nuova Zelanda, hanno visto un aumento di 0,2 gradi nella temperatura, ogni dieci anni.
A questo si aggiunge un innalzamento di due millimetri e mezzo annui del livello del mare. Tutte circostanze che mettono in serio pericolo la sopravvivenza di moltissime specie marine o che sul mare basano la loro esistenza.
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