Il riso è un cereale e attualmente è l’alimento più consumato sul nostro pianeta. È la base di molte diete in molti paesi dell’Asia e come sappiamo, anche da noi in Italia se ne fa un grande uso. Tale alimento, come molti altri in realtà, contiene tracce di arsenico. La percentuale è poco quindi il rischio di ammalarsi è molto poco. Secondo un nuovo studio però, l’aumento delle temperature potrebbe favorire l’aumento proprio della percentuale dell’elemento.
La dichiarazione di Rebecca Neumann, autore dello studio: “Sappiamo che più arsenico viene rilasciato dal suolo a temperature più elevate. Qui abbiamo visto che questa risposta alla temperatura nel suolo ha un impatto sul contenuto di arsenico del chicco di riso. Stavamo lavorando con un suolo con livelli di arsenico relativamente bassi, ma le temperature più calde hanno comunque portato ad un aumento delle concentrazioni di arsenico nei cereali a intervalli in cui iniziamo ad avere problemi di salute. I cambiamenti climatici potrebbero esacerbare il problema del riso contaminato da arsenico“.
Per arrivare a tale risultato, hanno coltivato il riso con quattro temperature diverse. Si sono spinti fino a 33° C ovvero la previsione di fine secolo per la zona presa in considerazione, una zona della California. Più aumentava la temperatura, più c’era un assorbimento dell’arsenico che veniva prelevato dal terreno. Il valore si è triplicato rispetto al normale.
Un altro aspetto che è cambiamento rispetto alle condizioni attuali riguarda una sorta di autodifesa del cereale. Si tratta di una proteina che sequestra l’arsenico tenendolo bloccato lontano dal cereale in sé. Con l’aumento della temperatura, la concentrazione è rimasta la stessa quindi è diventata meno utile, almeno in proporzione.
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