Un numero sempre crescente di prove e di studi hanno suggerito che la perdita di diversità della fauna selvatica può portare ad un aumento dell’esposizione dei patogeni sia conosciuti che nuovi. Quindi proteggere e ripristinare la fauna selvatica è essenziale per prevenire le future pandemie. Questo è ciò che riporta un nuovo studio che sintetizza le attuali conoscenze su come la biodiversità può influire sulla salute umana e fornisce raccomandazioni su come guidare la sua gestione.
C’è un mito persistente secondo cui le aree selvagge con alti livelli di biodiversità sono punti caldi per le malattie. Una maggiore diversità animale deve equivalere a patogeni più pericolosi. Tuttavia questo si rivela sbagliato; la biodiversità non è una minaccia per noi; in realtà ci sta proteggendo dalle specie che più probabilmente ci faranno ammalare. Molte malattie zoonotiche, come il Covid-19 ed Ebola, sono causate da agenti patogeni condivisi tra uomo ed animali.
Tuttavia le specie animali differiscono nella loro capacità di trasmissione degli agenti patogeni che fanno ammalare gli esseri umani. Le specie che prosperano nei paesaggi sviluppati e degradati sono spesso molto più efficienti nell’ospitare agenti patogeni e trasmetterli alle persone. Nei paesaggi meno disturbati con una maggiore diversità animale, questi serbatoi rischiosi sono meno abbondanti e la biodiversità ha un effetto protettivo. Roditori, pipistrelli, primati, mammiferi con gli zoccoli come pecore e cervi e carnivori sono stati segnalati come i mammiferi che hanno maggiori probabilità di trasmettere agenti patogeni all’uomo. Tuttavia è molto più probabile che il prossimo patogeno emergente provenga da un topo che da un rinoceronte.
Gli animali con una vita breve e con una sessualità precoce con molti figli tendono molto meno ad investire sulle loro risposte immunitarie adattive. Spesso sono molto più bravi a trasmettere le malattie, rispetto ad animali più longevi. Quando la biodiversità viene persa dalle comunità ecologiche, le specie longeve e dal corpo più grande tendono a scomparire per prime, mentre le specie dal corpo più piccolo con vita breve tendono a proliferare. Lo sviluppo umano tende ad aumentare l’abbondanza di specie ospiti zoonotiche, avvicinando le persone e gli animali rischiosi.
Questa importante revisione chiarisce le condizioni in cui è più probabile che si verifichi uno spillover zoonotico. Il lavoro consentirà di concentrarsi meglio sui gruppi di specie e sulle condizioni ambientali che potrebbero verificarsi essere fonti di nuove malattie zoonotiche.
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