Gli scavi per la Metro C di Roma riservano continue sorprese, una delle ultime consiste nel rinvenimento di 24 tavole di legno di epoca romana, provenienti dai confini dell’impero.
Ad essere precisi la scoperta è avvenuta qualche anno fa, ma i risultati degli studi effettuati su questo legno bimillenario sono stati pubblicati il 4 dicembre scorso su Plos One, una rivista scientifica statunitense. Un articolo decisamente interessante che getta ulteriore luce sulle capacità logistiche dei Romani.
L’articolo è scritto da Mauro Bernabei che di professione fa il dendrocronologo, parolaccia che tradotta dal greco significa colui che studia l’età degli alberi. Credo che tutti sappiano che un tronco d’albero in sezione mostra tanti anelli quanti cicli annuali ha vissuto la pianta, ma pochissimi sapranno che da tali anelli gli esperti in dendrocronologia deducono molte altre informazioni.
Ad esempio osservando le fibre al microscopio si evince di che pianta si tratta, il luogo di provenienza e in che epoca è vissuta. Dalla forma dei suddetti anelli si può sapere se quell’anno c’è stata siccità o meno ed altri fattori ambientali che portano ad una complessa, ma estremamente precisa, mappatura di epoche e zone geografiche ben delineate.
Mauro Bernabei, ed i suoi colleghi del CNR, hanno praticamente confrontato gli anelli di queste 24 tavole di legno di quercia rinvenute negli scavi della Metro C, sotto via Sannio (a due passi da San Giovanni in Laterano), con un database di campioni diversi.
Innanzitutto aggiungiamo che queste tavole sono lunghe quasi 4 metri e furono impiegate per la costruzione della cassaforma per la gettata di cemento del portico di una villa patrizia, edificata nel 40 d.C. Si sono conservate in maniera straordinaria perché erano immerse nel fango della vicina falda acquifera, per arrivare poi fino a noi e raccontarci una storia molto interessante, storia necessariamente tradotta da uno studioso di una materia dalla difficile pronuncia, la dendrocronologia appunto.
Bernabei ha condotto degli studi comparativi tra le tavole di legno rinvenute sotto la Metro C ed un database che riporta tutti gli anelli di accrescimento caratteristici degli alberi dei boschi dell’Appennino vicino Roma. A seguito dell’indagine comparativa non sono state trovate corrispondenze con le tavole di epoca romana, nemmeno confrontandole con quelle dei boschi alpini ed oltre. Le uniche corrispondenze trovate hanno portato ad una precisa coincidenza con le querce nate nell’attuale Francia, nell’alta valle del Reno, precisamente sul massiccio del Giura (da cui prende il nome il periodo geologico Giurassico …ma questa è un’altra storia).
Dunque i nostri alberelli sono stati tagliati nei pressi del Lago di Ginevra, ridotti in tavole sicuramente già lì, si sono poi fatti una bella navigata sui fiumi Saona e Reno. Da lì hanno proseguito per circa duecento chilometri via terra, fino al porto di Massilia (ai tempi dei Romani mancava la R) ed infine sono giunti per mare fino al Tevere.
Che tavole così lunghe, dritte e di alta qualità non se ne trovassero nella già piuttosto abitata penisola italica ci sta, ma tutto ciò ci fa capire come del “semplice” materiale edile (anche se destinato ad una villa per ricchi) venisse normalmente trasportato per più di 1500 km con perizia e capacità logistiche inimmaginabili già 2000 anni fa.
Ah, non c’entra molto coi romani, ma pare che il primo dendrocronologo di cui si hanno documenti storici sia Leonardo da Vinci.
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