I cambiamenti climatici sono purtroppo un problema molo importante, che non accenna a placarsi. Pertanto, numerosi scienziati cercano di trovare metodi alternativi di energia, il più possibile non inquinanti. In merito a ciò, i ricercatori dell’Università di Aberdeen hanno scoperto una nuova famiglia di composti chimici che potrebbe rivoluzionare la tecnologia delle celle a combustibile e contribuire a ridurre le emissioni globali di carbonio. Descritti come l’equivalente della scoperta di “un ago in un pagliaio”, i composti chimici, noti collettivamente come “perovskiti esagonali”, potrebbero essere la chiave per sbloccare il potenziale delle celle a combustibile ceramiche.
Le celle a combustibile ceramiche sono dispositivi ad alta efficienza che convertono l’energia chimica in energia elettrica e producono emissioni molto basse se alimentate a idrogeno, fornendo un’alternativa pulita ai combustibili fossili. Un altro vantaggio delle celle a combustibile ceramiche è che possono anche usare combustibili a base di idrocarburi come il metano, il che significa che possono agire come una tecnologia “ponte”, permettendo lo spostamento dagli idrocarburi verso fonti di energia più pulite.
I risultati della loro ricerca sono stati scritti nel documento “Alto ione ossido e conduttività protonica in una disordinata”, pubblicato sulla rivista Nature Materials.
La professoressa Abbie McLaughlin, direttrice della ricerca, ha spiegato: “Le celle a combustibile ceramiche sono altamente efficienti, ma il problema è che funzionano a temperature molto elevate, al di sopra di 800° C. Per questo motivo hanno una durata breve e utilizzano componenti costosi. Per un certo numero di anni abbiamo cercato composti che potessero superare questi problemi nella famiglia di perovskite esagonale relativamente inesplorata, ma ci sono caratteristiche chimiche specifiche che sono difficili da trovare in combinazione. Ad esempio, è necessario un composto chimico con pochissima conduttività elettronica stabile negli ambienti di idrogeno e ossigeno della cella a combustibile.
Ciò che abbiamo scoperto qui è un doppio conduttore di protoni e ioni ossido che funzionerà con successo a una temperatura più bassa, intorno a 500° C, il che risolve questi problemi. Si potrebbe dire che abbiamo trovato l’ago in un pagliaio che può sbloccare il pieno potenziale di questa tecnologia “.
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