Foto di The Tampa Bay Estuary Program su Unsplash
Un team di ricercatori ha compiuto un’impresa straordinaria: riportare in vita antiche alghe rimaste sepolte nei sedimenti del Mar Baltico per quasi 7.000 anni. Questo traguardo segna un nuovo record nella rianimazione di organismi viventi e offre spunti inediti sulla capacità della vita di resistere a condizioni estreme.
Gli organismi risvegliati appartengono alla specie Skeletonema marinoi, un tipo di fitoplancton unicellulare che svolge un ruolo cruciale negli ecosistemi marini. Rimaste intrappolate in strati di sedimenti privi di luce e ossigeno, queste alghe sono riuscite a sopravvivere in uno stato di letargo per millenni, aspettando il momento giusto per risvegliarsi.
La scoperta, pubblicata sulla rivista ISME Journal, è il risultato di un lungo lavoro di ricerca condotto dal Leibniz Institute for Baltic Sea Research. Gli scienziati hanno raccolto campioni da dodici strati di sedimenti e li hanno esposti nuovamente a luce e ossigeno, riuscendo a risvegliare le alghe in nove casi.
Uno degli aspetti più straordinari della ricerca è che le alghe risvegliate non hanno mostrato segni di deterioramento rispetto ai loro discendenti moderni. Le loro capacità di crescita, divisione cellulare e fotosintesi risultano quasi identiche a quelle delle alghe rimaste dormienti solo per pochi anni.
Gli scienziati ritengono che le temperature costantemente fredde del fondale marino, intorno ai 4°C, abbiano contribuito alla perfetta conservazione di queste antiche cellule, rallentando il loro metabolismo fino a mantenerle vitali per migliaia di anni.
Lo studio di questi organismi rientra in un campo emergente della biologia noto come “ecologia della resurrezione”. Analizzare come le alghe sopravvissute si differenziano geneticamente dai loro equivalenti moderni può offrire importanti indizi su come le specie si siano adattate ai cambiamenti climatici e ambientali nel corso dei millenni.
Questa scoperta segna un nuovo primato nella ricerca biologica. Prima di questa impresa, l’organismo vivente più antico riportato in vita era un seme di palma da dattero risalente a circa 2.000 anni fa. Con la rianimazione di Skeletonema marinoi, il record si sposta ora in ambito acquatico, ampliando le nostre conoscenze sulla resistenza e sull’evoluzione della vita nel tempo.
La ricerca proseguirà per comprendere meglio le implicazioni di questa straordinaria capacità di sopravvivenza e le possibili applicazioni future, dalle biotecnologie alla comprensione dell’adattamento della vita ai cambiamenti climatici globali.
Foto di The Tampa Bay Estuary Program su Unsplash
Il WD Black SN8100 si pone come uno degli SSD NVMe più avanzati disponibili sul mercato consumer, grazie al supporto…
Vent’anni dopo la morte della madre e della nonna a causa del cancro al seno, l’ingegnere Leslie Holton ha trasformato…
Una scoperta rivoluzionaria in ambito neuroscientifico riaccende la speranza per milioni di persone affette da lesioni del midollo spinale. Un…
Vi è arrivata una strana e-mail in cui vi viene comunicato che il vostro abbonamento antivirus è scaduto e che…
Le sigarette elettroniche aromatizzate sono spesso considerate un’alternativa più sicura al fumo tradizionale, soprattutto quando non contengono nicotina. Ma uno…
Una nuova frontiera della medicina predittiva arriva dal Portogallo: un team di ricercatori della NOVA Information Management School (NOVA IMS)…