Foto di TheSpaceway da Pixabay
Una scoperta sorprendente ha scosso il mondo dell’astronomia: è stato individuato un blazar che, secondo le teorie precedenti, non dovrebbe nemmeno esistere. Questo blazar, estremamente giovane, appare a soli un miliardo di anni dal Big Bang, un’età che solleva interrogativi fondamentali sulla crescita dei buchi neri supermassicci nell’universo primordiale.
In astronomia, un blazar è un tipo di nucleo galattico attivo (AGN) che emette enormi quantità di energia, alimentato da un buco nero supermassiccio al centro di una galassia attiva. Questi AGN sono noti per emettere potenti getti di particelle quando il loro getto è diretto verso la Terra, un fenomeno che li rende osservabili e particolarmente studiati dagli astronomi.
Tuttavia, il blazar recentemente scoperto, identificato come J0410–0139, sembra essere in una fase precoce della sua esistenza, sollevando dubbi sulle attuali teorie sulla formazione e l’evoluzione dei buchi neri.
Il team di astronomi stava cercando AGN risalenti all’universo primordiale quando hanno individuato J0410–0139, che mostrava fluttuazioni di luminosità radio, una caratteristica distintiva dei blazar. Utilizzando telescopi a infrarossi, raggi X e radio, i ricercatori hanno confermato che si trattava effettivamente di un blazar.
Questo blazar si trova a soli un miliardo di anni dal Big Bang, il che lo rende eccezionalmente precoce rispetto alla maggior parte degli AGN conosciuti, che di solito si formano molto più tardi nell’universo.
Questa scoperta sfida molte delle nostre attuali conoscenze sulla crescita dei buchi neri supermassicci nell’universo primordiale. Poiché il blazar è così giovane, suggerisce che potrebbero esserci stati altri oggetti simili che sono sfuggiti all’osservazione. In particolare, potrebbe esistere una popolazione di AGN con getti che si sono formati molto presto, ma i cui getti non erano orientati verso la Terra.
Un altro aspetto intrigante riguarda la crescita dei buchi neri stessi: i blazar, con i loro getti, potrebbero aver acquisito massa più velocemente rispetto agli AGN senza getti. Questo potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione di come i buchi neri abbiano raggiunto dimensioni così massicce in un periodo così breve.
La scoperta di J0410–0139 potrebbe portare a una revisione delle teorie cosmologiche riguardanti la formazione dei buchi neri e la distribuzione degli AGN nell’universo primordiale. Gli astronomi continueranno a monitorare il blazar e a cercare altri oggetti simili per capire meglio come questi sistemi estremi si siano evoluti così rapidamente, dando vita a un nuovo capitolo nell’astronomia dei buchi neri e nell’esplorazione dell’universo primordiale.
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