Tre ricercatori italiani Sebastian Lauro, Elena Pettinelli dell’Università degli studi di Roma Tre e Francesco Saldovieri del CNR-IREA (Istituto per il Rilevamento dell’Elettromagnetico dell’Ambiente), sono riusciti a svelare cosa si nasconde sotto la superficie di regolite sul lato oscuro della Luna. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.
Le loro ricerche sono state possibili grazie ai dati raccolti dal piccolo rover cinese Yutu-2, portato sulla faccia nascosta della luna il 3 gennaio del 2019 con la missione cinese Chang’è 4. Il rover ha analizzato il fondo del cratere Von Karman, nel Bacino del Polo Sud-Aitken.
Il team italiano, in collaborazione con i ricercatori cinesi, ha quindi identificato ciò che si trova sotto i 12 metri di regolite della superficie, sondando il terreno fino a 40 m di profondità in quello che è il più grande bacino da impatto della Luna.
La regolite lunare è una polvere finissima ed uniforme, originatasi grazie ad un lungo processo di frantumazione ed aggregazione causata dall’impatto di piccolissimi meteoriti e dall’interazione con la radiazione solare. Sotto di essa ora sappiamo che si trova una successione dei prodotti degli impatti di asteroidi sul lato oscuro della Luna, che nel corso di miliardi di anni ne hanno modificato e modellato la superficie.
Come sappiamo la Luna ha una doppia natura, con due facce dalle caratteristiche decisamente diverse. Sul lato a noi visibile della Luna abbiamo molte informazioni, acquisite grazie a missioni come Apollo e come il programmo sovietico. Grazie a queste missioni lunari, oggi sappiamo che su questo lato della Luna la crosta è più sottile ed è caratterizzata dai mari lunari, dei grandi bacini colmi di lava basaltica che, una volta fuoriuscita dal mantello, si è solidificata.
Il lato oscuro della luna invece è nettamente diverso. La sua crosta è molto più spessa e costituita da roccia anortositica, ovvero il materiali di cui originariamente era composta la Luna e che si è formato miliardi di anni fa. Inoltre sul lato oscuro della Luna non vi sono mari.
I dati che sono stati utilizzati dal team di ricerca, sono catturati da antenne radar ad alta frequenza presenti sul rover Yutu-2. Grazie a questi dati radar è stato possibile ricostruire la struttura del sottosuolo della Luna con un’altissima risoluzione. Pettinelli si è dichiarato sorpreso dalla straordinaria facilità con cui le onde radio sono riuscite a permeare il terreno nella zona di Von Karman, permettendo al team di indagare fino ad una profondità di 40 m.
I ricercatori hanno poi compiuto il gran lavoro di elaborazione dei dati per estrapolare le informazioni sulla stratigrafia del terreno. Come spiega Soldovieri il team è riuscito ad individuare il giusto algoritmo per elaborare i dati “applicando un approccio noto come inversione tomografica. Così siamo riusciti ad individuare la presenza dei tipici prodotti di impatto sotto uno spesso strato di regolite”.
I ricercatori sono così riusciti ad individuare gli strati che si trovano sotto la spessa superficie di regolite. In una successione che si spinge fino alla profondità raggiunta dagli strumenti del rover cinese, si alternano strati ricchi di blocchi derivanti dalle espulsioni di materiale dai vicini crateri generati dall’impatto con asteroidi e strati piu’ fini.
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