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Semi “zombie” sepolti da 144 anni rivelano una pianta inaspettata

Nel remoto anno 1879, il botanico William Beal, appartenente alla Michigan State University, gettò le basi di un esperimento senza precedenti sulla durata dei semi, creando un misterioso deposito di vita vegetale destinato a sfidare il passare del tempo. Questa avventura botanica, ora considerata il più longevo nel suo genere, ha recentemente risvegliato il suo fascino sepolto, rivelando un segreto sorprendente.

Il 15 novembre 2023, in una sequenza di scavi scaglionati pianificati ogni due decenni, è emersa l’ultima bottiglia di quel lontano esperimento. Un rituale che dura da più di 140 anni e che, nonostante le aspettative, continua a stupire gli studiosi. Dai semi antichi, nati dal pionieristico gesto di Beal di seppellire oltre mille semi di 21 diverse specie, ha fatto capolino una pianta inaspettata: il Verbascum blattaria.

Questo risultato ha immediatamente catturato l’attenzione dei ricercatori, poiché contraddice le annotazioni dettagliate lasciate dallo stesso Beal. L’esperimento originariamente concepito per aiutare gli agricoltori a comprendere la gestione delle erbe infestanti ha ora assunto un significato più ampio. L’analisi avanzata del DNA ha permesso di identificare con precisione le specie emerse, svelando la presenza del Verbascum blattaria, il cui nome ha ora acquisito un nuovo significato nel contesto di questa saga botanica.

Mentre il mondo scientifico si interroga sulla sorprendente rivelazione, il segreto della posizione delle bottiglie rimane gelosamente custodito. Quattro di esse giacciono ancora sepolte, e con proiezioni che indicano la continuazione dell’esperimento fino al 2100, la sua longevità e la coerenza della metodologia adottata lo rendono unico. L’attenzione alla conservazione delle specie rare e al ripristino degli ecosistemi si aggiunge ora alle originarie intenzioni di Beal, trasformando questo esperimento in un affascinante viaggio nel tempo, attraverso la vita nascosta dei semi zombie.

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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