La rete può essere uno spazio di connessione, ma anche un terreno fertile per nuove forme di violenza. Tra queste, una delle più subdole è la sextortion, un’estorsione digitale che sfrutta contenuti sessuali per manipolare, minacciare e controllare la vittima. Dietro uno schermo, i carnefici agiscono con identità false, approfittando della vulnerabilità e del bisogno di relazione, soprattutto tra i più giovani.
Un copione che si ripete: come funziona la sextortion
La dinamica è tanto semplice quanto efficace. Tutto inizia con un profilo fake, spesso femminile, che contatta la vittima via social, chat o app di incontri. L’obiettivo iniziale è creare una connessione emotiva, costruendo un’illusione di fiducia e intimità. La conversazione, apparentemente innocua, si sposta progressivamente verso contenuti sessuali. Le richieste diventano sempre più esplicite, ma sono mascherate da gioco o seduzione.
A quel punto, quando la vittima invia una foto o un video compromettente, scatta il ricatto: o paghi, o diffondiamo tutto. In alcuni casi, vengono chiesti soldi. In altri, nuovi contenuti. Tutto sotto minaccia costante, alimentando ansia, isolamento e vergogna.
Chi colpisce la sextortion
Secondo i dati dell’associazione PermessoNegato, tra il 2020 e il 2024 sono stati documentati oltre 1.000 casi in Italia. Le vittime sono prevalentemente uomini, adolescenti o giovani adulti, ma il fenomeno riguarda anche molte donne, con modalità diverse. Ai primi si chiedono solitamente soldi. Alle seconde, altri contenuti sessuali, da usare per reiterare il ricatto.
Come difendersi: azioni concrete e supporto gratuito
Di fronte alla sextortion, la prima regola è non cedere mai al ricatto. Pagare non risolve il problema: spesso porta solo a ulteriori richieste. È fondamentale:
- Non cancellare nulla
- Fare screenshot delle chat e dei profili coinvolti
- Bloccare l’account
- Rivolgersi subito a professionisti
Sul sito permessonegato.it è possibile ricevere supporto legale, psicologico e tecnico in modo gratuito e anonimo.
Rompiamo il silenzio, parliamone
La sextortion si nutre del silenzio, della colpa indotta, della paura. Informare, raccontare, denunciare: sono gli strumenti più efficaci per interrompere il ciclo del controllo. Nessuno dovrebbe sentirsi solo o responsabile per essere stato ingannato.
Perché nessuna trappola digitale può resistere alla forza di una rete di consapevolezza e solidarietà.