La chiamano “sindrome del cuore infranto“, ma non è solo una metafora romantica: si tratta di una reale condizione medica, conosciuta anche come cardiomiopatia di Takotsubo, che può colpire improvvisamente e con gravi conseguenze. Sebbene colpisca più frequentemente le donne, gli uomini ne pagano spesso il prezzo più alto in termini di mortalità.
Scoperta per la prima volta in Giappone negli anni ’90, questa sindrome si manifesta in risposta a uno stress emotivo o fisico molto intenso, come un lutto, una separazione, un incidente o una diagnosi medica sconvolgente. Il cuore, letteralmente, smette di funzionare correttamente, assumendo una forma anomala che ricorda una trappola per polpi — da qui il nome “Takotsubo”.
A livello clinico, i sintomi sono molto simili a quelli di un infarto: dolore toracico, difficoltà respiratorie, palpitazioni. Ma a differenza di un infarto tradizionale, le arterie coronariche risultano generalmente pulite, senza ostruzioni. La disfunzione è temporanea, ma può comunque causare gravi complicazioni.
Secondo recenti studi, la sindrome del cuore infranto è potenzialmente mortale: si stima che la mortalità ospedaliera sia comparabile, e in certi casi superiore, a quella di un vero infarto. Il rischio aumenta se si sviluppano complicanze come aritmie, edema polmonare o shock cardiogeno.
Il dato più preoccupante riguarda la mortalità maschile. Sebbene gli uomini rappresentino solo il 10-20% dei casi totali, i tassi di decesso tra i pazienti di sesso maschile sono significativamente più alti rispetto a quelli femminili. Questo potrebbe essere dovuto a una maggiore presenza di patologie concomitanti, a una diagnosi più tardiva o a una risposta meno efficace ai trattamenti.
Gli esperti sottolineano l’importanza di non sottovalutare i sintomi e di rivolgersi tempestivamente ai servizi di emergenza, soprattutto in seguito a eventi emotivamente stressanti. La diagnosi precoce e il supporto medico adeguato possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Nonostante la sua natura transitoria, la sindrome del cuore infranto può lasciare strascichi psicologici e fisici. Per questo motivo, è importante un approccio terapeutico che includa non solo la cura del cuore, ma anche il supporto psicologico per aiutare il paziente a gestire l’origine emotiva del disturbo.
In conclusione, il cuore infranto non è solo una metafora: è una realtà clinica che può colpire duramente, soprattutto chi non se l’aspetta. La prevenzione passa anche dal riconoscere l’importanza della salute mentale, dell’equilibrio emotivo e dell’ascolto del proprio corpo. Perché, a volte, la sofferenza del cuore è davvero questione di vita o di morte.
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