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Come funzionano gli occhiali connessi che (ri)danno voce a chi non ce l’ha

Una start-up francese sta lanciando un crowdfunding per progettare la produzione di 50 paia di occhiali connessi per persone paralizzate che possono esprimersi solo con gli occhi. Maxime, Sarah e Pierre hanno intrapreso una scommessa, quella di ripristinare la comunicazione alle persone paralizzate. Per questo, hanno lanciato il progetto Wyes.

Questa start-up ha sviluppato un paio di occhiali connessi destinati a persone affette da diverse patologie come morbo di Charcot, sindrome di Locked-In, miopatia, sclerosi, paralisi cerebrale, disabilità multiple, afasia con ictus, ecc., e chi, “chiusi nel proprio corpo” come specificano lo stessi, non ha o ha perso l’uso della parola, avendo spesso come unico strumento di comunicazione proprio lo sguardo.

 

Come funziona Wyes

I sensori sono in grado di rilevare battiti di ciglia e movimenti intenzionali degli occhi, che agiscono come un clic del mouse su uno smartphone, un computer o un tablet. Su ogni paio di occhiali, i sensori sono posizionati a livello delle sopracciglia e degli zigomi. La scheda madre del circuito è in una piccola scatola elettronica. Questi occhiali sono compatibili con tutti i tipi di smart device.

Si adattano ai pazienti grazie a un’intelligenza algoritmica che consente di rilevare, in tempo reale, l’affaticamento muscolo-oculare mentre viene utilizzato. Facili da usare, sono anche leggere e pesano solo 3,5 grammi.

Per il momento questi occhiali sono stati testati su famiglie, pazienti, associazioni, operatori sanitari, ecc. I tre imprenditori ora vogliono puntare più in alto e stanno lanciando test su larga scala e in Francia, Paese di origine della stessa start-up. Un ultimo passaggio fondamentale prima della successiva commercializzazione di questi prodotti.

Ed è proprio per questo scopo che la start-up ha bisogno dell’aiuto del grande pubblico. Per fare ciò, ha lanciato un crowdfunding online, sulla piattaforma kisskissbankbank per consentire la produzione rapida di 50 paia di occhiali connessi. Una grande speranza per (ri)dare finalmente voce a chi non ce l’ha.

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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